Ex militari e atleti: chi sono le Pink Panthers e perché sono il terrore delle gioiellerie

C'erano anche attrezzi ginnici per tenersi in forma nel covo della banda di soldati dell'ex Jugoslavia che ha messo a segno rapine in tutta Europa

Milano - Nel covo di corso Garibaldi, gli agenti della Squadra mobile hanno trovato gilet imbottiti con pesi, manubri e altri strumenti ginnici. Tutto l'occorrente per tenersi in forma. Sì, perché i tre montenegrini fermati nei giorni scorsi dagli specialisti dell'Antirapine, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Francesco Giustolisi, fanno parte di quel gruppo criminale che ha colpito in mezza Europa col nome di "Pink Panthers".

Si tratta di una formazione composta in gran parte da ex militari che hanno partecipato alla guerra in Jugoslavia: provenienti in particolare da Serbia, Croazia e Montenegro, alla fine del conflitto nei Balcani hanno messo a frutto le loro capacità fisiche e il super addestramento per compiere furti e rapine con la tecnica dello "smash and grab", vale a dire "spacca e afferra".

Una manciata di secondi per buttare giù a mazzate le vetrine delle boutique e fuggire con bottino a cinque o sei zeri. Il loro nome deriva ovviamente dalla celebre serie di pellicole cinematografiche con protagonista Peter Sellers: ad associarli alla Pantera Rosa furono gli investigatori di Scotland Yard nel 2003, quando, seguendo la compagna di uno dei banditi, le trovarono in casa una pietra preziosa nascosta in una confezione di crema per il viso, proprio come nel film del 1963 firmato Blake Edwards.

Nel 2012, una stima approssimativa dei colpi messi a segno dalla banda parlava di circa 10 milioni di euro accumulati in una decina di anni. L'ultima operazione della Mobile è di particolare importanza perché ha portato alla cattura della "primula rossa" Milorad Zugic, 53 anni, inseguito da un mandato di cattura internazionale e ricercato anche dalla polizia di Genova per un colpo andato in scena cinque anni fa.

A incastrarlo ci ha pensato il fiuto non comune di un assistente capo dell'Antirapine: ha visto due uomini in bicicletta in corso Garibaldi, ne ha scrutato attentamente i lineamenti e li ha riconosciuti come autori di un colpo avvenuto in passato, attingendo all'infinito database di facce accumulato in anni di lavoro in strada. Da lì è scattato il blitz nell'appartamento-covo, probabilmente abitato da diversi mesi: dentro c'era Zugic.

Al momento, sono tre i raid contestati a vario titolo ai tre, ma il sospetto è che ci siano sempre loro dietro altri blitz violenti degli ultimi anni: a cominciare da quello del 2018 al negozio Audemars Piguet di via Monte Napoleone, che fruttò ai rapinatori un bottino superiore al milione di euro. Pure quella volta, i banditi si allontanarono in sella a una bicicletta.

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