Non si è fermato neppure davanti al figlio di tre mesi. E non era la prima volta che succedeva, almeno secondo quanto riferito dalla compagna ai carabinieri. Schiaffi e pugni in testa alla donna, che stringeva a sé il neonato per proteggerlo dalla furia del padre. Per fortuna, la vittima è riuscita in qualche modo a divincolarsi e a rifugiarsi in bagno; da lì ha chiamato aiuto, generando un intervento immediato che ha portato all’arresto del convivente incensurato per maltrattamenti in famiglia.
L’allarme scatta nella tarda serata di venerdì in un appartamento di via Lomellina, a due passi da viale Corsica. Lì abitano un quarantenne italiano, una trentacinquenne marocchina e il loro bambino di appena tre mesi. I due genitori iniziano a discutere per una questione domestica: niente di importante, ma l’uomo si fa violento e aggressivo e inizia a colpire la donna al volto e all’addome. Lei ha il piccolo in braccio, il suo obiettivo prioritario è che il bimbo venga ferito. Dopo diversi interminabili secondi, scappa in bagno e si chiude dentro, avendo la lucidità di portare con sé il cellulare. È la sua salvezza: telefona al 112 e riferisce ciò che sta accadendo alla centrale operativa di via Moscova. In pochi minuti, diversi equipaggi del Nucleo Radiomobile, coordinati dal tenente colonnello Carmine Elefante, arrivano in via Lomellina: i carabinieri entrano nell’abitazione, mettono al sicuro la donna e bambino e avviano gli accertamenti investigativi sul quarantenne. La trentacinquenne, probabilmente confortata dalla presenza dei militari, trova finalmente la forza di raccontare il suo calvario. Una forza che fino a quel momento era stata sempre sopraffatta dal terrore di ritorsioni da parte del compagno.
Sulla base di quelle dichiarazioni, messe nero su bianco in una denuncia, e alla luce dell’ultimo grave raid, gli investigatori dell’Arma, d’intesa col pm di turno, arrestano il quarantenne e lo portano a San Vittore, in attesa dell’udienza di convalida del provvedimento. La compagna e il figlio di tre mesi vengono accompagnati in ambulanza al Niguarda: il neonato è illeso; alla mamma viene diagnosticato un trauma cranico commotivo, che consiglia ai medici di tenerla in osservazione almeno per un giorno prima di dimetterla.
N.P.
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