Piazza Duomo, dalle palme ai fiori alpini: “Vetrina di coraggio green, quell’oasi va raddoppiata”

Il paesaggista Andreas Kipar e la nuova aiuola: "Ora una rivoluzione ambientale"

A sinistra piazza Duomo negli anni Sessanta. A destra l'intervento di rimozione delle palme

A sinistra piazza Duomo negli anni Sessanta. A destra l'intervento di rimozione delle palme

Milano  – In origine fu Santa Tecla e il Battistero di San Giovanni alle Fonti, poi toccò al Coperto dei Figini e al malfamato Rebecchino. Ci furono in seguito gli sventramenti per la metropolitana e i grandi pannelli pubblicitari degli anni 80, fino ad arrivare alla recente aiuola tropicale con palme e banani. Tutti spazzati via nelle periodiche riorganizzazioni di piazza Duomo, luogo simbolo della metropoli anche dal punto di vista del dinamismo, proprio come la sua cattedrale, perenne cantiere. Con l’addio all’oasi tropicale firmata Marco Bay-Starbucks, il cui smantellamento è diventato definitivo ieri, il cuore di Milano cambia ancora pelle e si prepara a trasformarsi – dal prossimo 16 aprile – nel mini bosco di ispirazione alpina firmato da Ermenegildo Zegna, con rododendri, piante sempreverdi e canfore a cespuglio. "Dalle banane si torna sulle Alpi, insomma", sorride l’architetto Andreas Kipar, professore al Politecnico e protagonista di tanti maxi progetti verdi in giro per il mondo e a Milano.

Professore, che impressione le fa vedere di nuovo trasformata piazza Duomo?

"Diciamo la verità, l’area verde di piazza Duomo è da tempo una vetrina e proprio come tutte le vetrine, ogni tanto cambia l’allestimento. Milano, città della moda per eccellenza, di vetrine se ne intende, questa ne è l’ennesima dimostrazione. La vetrina dice cosa si può trovare all’interno del negozio, ma può anche annunciare quello che arriverà nel prossimo futuro".

Quindi, cosa ci aspetta?

"La riflessione che bisogna fare è su che cosa la vetrina possa rappresentare. Le palme e i banani erano in un certo senso uno choc, anche se in realtà di banani e palme decorative Milano è piena. La loro presenza in piazza Duomo suggeriva una riflessione sul cambiamento climatico in atto e le sue conseguenze. Il bosco alpino sponsorizzato da Zegna che arriverà è in questo senso molto attuale. Ci fa pensare a un tema fondamentale per il futuro della città: l’aria e il respirare. Inserire essenze alpine può rappresentare un assist per il Piano Aria e Clima, l’ambizioso progetto di riqualificazione varato dalla Giunta di Milano che punta ad abbattere l’inquinamento atmosferico. Un piano nel quale ci sono, per esempio, due milioni di euro per la depavimentazione di seimila metri quadrati in città, che verranno riportati a verde. Con benefici per l’aria e per le temperature".

L’area verde della piazza è insomma qualcosa di più di una semplice aiuola decorativa

"Sì, è un messaggio. La scelta di allestire un piccolo bosco alpino può alimentare i sogni di tanti milanesi di vedere più verde in città, di vedere sorgere boschi urbani, di vedere le strade circondate di alberi. E poi può essere un ottimo biglietto da visita per i turisti che arrivano. Una cartolina che insieme alla cattedrale raffiguri anche gli alberi, rende più attraente la città, ne fornisce un’immagine più amichevole e vivibile, proprio come stanno facendo altre capitali europee. Anzi, credo che sia arrivato il momento di essere più coraggiosi".

In che senso?

"Milano ha dimostrato di essere sempre pronta al cambiamento, è arrivato il momento di spingersi più in là e dare a questo cambiamento un reale significato. Oltre a rinnovarla quindi, quell’area verde di fronte alla cattedrale, si potrebbe pensare a raddoppiarla. La piazza sarebbe molto più bella con un’oasi naturale di magari mille metri quadrati. Questo sì che sarebbe davvero rivoluzionario".

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