Penati e la battaglia contro il cancro

Condannato a risarcire per la Serravalle. "La mia sfida è un’altra"

Filippo Penati

Filippo Penati

Milano, 26 luglio 2019 - Chi lo conosce bene assicura che oggi Penati è un uomo sereno di fronte a una condanna, stavolta della Corte dei Conti che, a riavvolgere il nastro della storia giudiziaria, pare davvero una persecuzione. Una serenità che gli fa dire: «Si scioglierà tutto anche stavolta come neve al sole». Anche stavolta, come era stato per il famigerato «sistema Sesto». Filippo Penati oggi è un uomo malato, ha il cancro, lo aspetta un’altra sfida, lo ha spiegato lui stesso. E tutto cambia di consistenza quando la notizia è quella della malattia. Anche la maxirichiesta di risarcimento alla quale la corte dei Conti lo condanna in Appello. «Se ne occuperanno i miei avvocati», dice. E aggiunge, quasi sarcastico: «Io sono qui. Abito in affitto in un appartamento di 55 metri quadrati alla periferia di Sesto e vivo della mia pensione di insegnante e di un modesto vitalizio percepito dopo la mia ventennale attività istituzionale in Comune, Provincia e Regione che, con il passaggio al sistema contributivo, mi è stato aumentato di 18 euro».

Era un'altra mattina, sempre di luglio, ma del 2011, quando la faccia di Penati rimbalzò su tutti i quotidiani e in tutte le tv: «Indagato l’ex sindaco di Sesto, l’ex numero uno della segreteria di Bersani, l’ex presidente Pd della provicina di Milano...». Corruzione, concussione, finanziamento illecito. Una lunga carriera incenerita d’un colpo, un attacco indiretto ai vertici del partito che fecero a gara a scaricare un personaggio diventato troppo ingombrante. L’indagine aveva portato alle dimissioni di Penati da capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani allora segretario del Partito Democratico. Penati si autosospese, lasciò ogni carica nel Pd, e si dimise dalla vicepresidenza del Pirellone.

Uno tsunami giudiziario che sembrava stravolgere un’ intera epoca, scardinare un sistema di relazioni oblique. In quel “sistema Sesto”, si identificò per una stagione tutto il «malcostume» del Paese. Per poi - giudici e politici voltagabbana - ammettere quattro anni dopo, che il “sistema Sesto” non era mai esistito. Tutta la vicenda giudiziaria finì in nulla, si «dissolse - appunto- come neve al sole» e travolse solo la vita politica e personale di Penati.

Le vicende che coinvolgevano Penati erano principalmente due. La prima faceva riferimento a un’area del comune di Sesto San Giovanni definita «area ex Falck», dal nome delle acciaierie. Come sindaco di Sesto fino al 2001, Penati secondo le accuse avrebbe favorito alcuni privati e società concedendo permessi edili in cambio di denaro e finanziamenti. C’era poi una vicenda più ampia che riguarda la cosiddetta operazione Serravalle: la Provincia di Milano aveva acquistato nel 2005 il 15 per cento della società che possiede l’autostrada A7 Milano-Serravalle dall’imprenditore Marcellino Gavio facendogli incassare in pochissimo tempo una plusvalenza pari a 179 milioni. L’affare, secondo l’accusa, sarebbe stato accompagnato dal versamento di una tangente a favore di Penati e del suo capo di gabinetto, Giordano Vimercati. Il processo si era concluso alla fine del 2015. Il Sistema Sesto? Un semplice teorema. Penati assolto, dopo quattro anni di fango, con tutti gli altri 10 indagati: non ci fu corruzione né finanziamento illecito. Scagionato in primo grado anche dai magistrati contabili. Ora la Seconda sezione giurisdizionale centrale (presidente Luciano Calamaro) della Corte dei Conti, ha ribaltato il primo grado e condannato l’ex politico a versare un risarcimento di oltre 19,7 milioni per danno erariale. Con lui sono state condannate anche le altre 11 persone per un totale di quasi 50 milioni.

Secondo la Procura contabile, in termini molto tecnici, l’operazione di acquisto avrebbe provocato un danno (i pm lo valutavano in 119 milioni di euro) legato «ad una sopravvalutazione del prezzo unitario delle azioni acquisite dalla Provincia, ben al di sopra del reale valore di mercato».

E, sempre secondo quanto sostenevano i pm contabili, avrebbe portato anche ad «un danno per il deprezzamento del controvalore del pacchetto azionario detenuto dal Comune di Milano nella stessa società». I legali dell’ex sindaco della Stalingrado d’Italia sono già al lavoro. Penati invece, oggi è un altro uomo. In questi anni è rimasto lontano dalla politica, ha fatto il nonno e ha un obiettivo molto più importante da combattere e molto più ambizioso. Lottare contro il cancro. Lo fa da un anno. con tenacia, in silenzio.

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