Andrea
Maietti
Peder Lufòn, cosiddetto per un suo vezzo di emettere dai suoi cento chili tonanti
pernacchi, in tutta innocenza.
Il guaio è che gli capitava perfino nell’intimità con la
moglie Bigina, che alla fine lo convinse a consultare un medico. Ricetta: una dieta
quaresimale. Peder vi si sottopose grugnendo, ma dopo un mesetto si accorse che la sua sagoma si era per così dire ingentilita, e che i suoi pernacchi non avevano più
libera uscita.
Decise di ringraziare il medico andando di persona a omaggiarlo di una tenera fagianella. "Una squisitezza ma per lei è roba proibita – disse il medico – :, Rosina, pensaci tu". E consegnò l’omaggio alla cameriera. Peder restò un attimo perplesso. "Come – pensò –, la selvaggina è veleno per me, mentre per lui sarebbe
una squisitezza?" Strappò di scatto la fagianella dalle mani allocchite della cameriera.
E Peder tornò Peder. La sua sagoma riacquistò le dimensioni antiche. Un giorno tornò a caccia con l’amicone Tugnin. Un mattino piovigginoso, di improvviso freddo novembrino, da mettere Peder di cattivo umore. Gli venne da esprimere il cattivo
umore a modo suo. Erano in macchina i due, e Peder usò il silenziatore, per rispetto
dell’amico. Il setter, sul sedile posteriore, cominciò a guaire penosamente. Tugnin
abbassò il finestrino e allungò la testa di fuori, inspirando aria fresca come un luccio
all’affiorare del bilancione. "Esagerato!", si offese Peder. E liberò un altro più
potente pernacchio. Stavolta senza sordina.
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