REDAZIONE MILANO

Pecora Dolly e clonazione la scienza ispira il teatro . Nasce il simbolico “A number“

Il testo del 2002 riproposto al Filodrammatici

Pecora Dolly e clonazione la scienza ispira il teatro . Nasce il simbolico “A number“

Povera pecora Dolly. Così simbolica e così inconsapevole. Che occupa in maniera indelebile il nostro immaginario collettivo, sotto la voce: clonazione. Dietro la vicenda, un groviglio di paure e di delirio euforico sui progressi della scienza. E lei lì a brucare, senza capirci un granché. A cavallo del millennio la notizia ebbe molta risonanza. Andando ad ispirare perfino una drammaturga complessa come Caryl Churchill, che sull’argomento decise di scrivere "A number". Un testo divenuto un piccolo classico, dopo il debutto londinese alla Royal Court nel 2002. In una produzione che vedeva nel cast Michael Gambon (il secondo Silente di Harry Potter) e Daniel Craig, ancora lontano da James Bond. Questo giusto per dire lo spessore di un lavoro portato questa volta in scena dal Teatro Libero di Palermo con la regia di Luca Mazzone. Da oggi lo si vede al Filodrammatici. Protagonisti Giuseppe Pestillo e Massimo Rigo. Il loro "A number" si sviluppa tutto in una mattonella bianca, spazio geometrico della mente prima che dei corpi.

Incrinato unicamente dalla presenza di una sedia. Ed è in questo recinto senza sbarre che si accende il confronto fra un padre pieno di misteri e un figlio che scopre di essere il clone di suo fratello maggiore. Un fratello forse morto, forse allontanato o fuggito, chissà. Solo l’ennesimo tassello di un enigma molto più vasto che si interroga sull’identità e il nostro rapporto col tempo. Su cosa in fondo ci caratterizza come individui.

Come esseri umani.

Diego Vincenti