Milano, 13 ottobre 2023 – I nomi finti più gettonati erano quelli di Marilyn Monroe, Sofia Loren e Ilona Staller, anche se in alcuni casi venivano utilizzati pure nomi di calciatori famosi come Maradona, Messi e Leao (con date di nascita inventate) o giochi di parole un po' scurrili. In altri casi, i presunti "bagarini" dei passaporti usavano le loro generalità. E in altri casi ancora, violando la privacy dei diretti interessati, sarebbero stati inseriti i dati di clienti che si erano realmente rivolti all'agenzia di intermediazione per altre pratiche in passato, sfruttando quei nomi per occupare abusivamente slot da tenere pronti per l'occorrenza: tra questi, in un caso, una dipendente dell'agenzia Baracca, stando agli accertamenti investigativi della polizia, avrebbe digitato nome e cognome di Ornella Vanoni, con tanto di data e luogo di nascita per generare il codice fiscale corretto. Da precisare che la celebre cantante milanese era completamente all'oscuro di quanto accaduto, che non è stata coinvolta in alcun modo nella vicenda e che i suoi dati, acquisiti in precedenza per un'altra pratica, sono stati usati in totale violazione della normativa sulla privacy.
Come funzionava
Le indagini del commissariato Sempione e della divisione Polizia amministrativa e sociale hanno scoperchiato un sistema che avrebbe fruttato all'agenzia Baracca guadagni per 300mila euro tra novembre 2022 e luglio 2023: il sistema andava avanti a gonfie vele, se è vero che gli investigatori hanno rintracciato prenotazioni per tutto il mese di ottobre. In sostanza, titolari e dipendenti effettuavano l'accesso al portale www.passaportonline.poliziadistato.it con lo Spid personale o con quello di parenti e conoscenti e aggiornavano costantemente la pagina del sito, "nel tentativo di individuare e occupare tempestivamente slot appena liberati a seguito di annullamento di appuntamenti da parte di cittadini". In questo modo, riuscivano sempre ad accaparrarsi prenotazioni e appuntamenti in un momento in cui tutti gli altri cittadini faticavano a trovare un posto anche a mesi di distanza, causa aumento delle richieste provocato in parte dalla Brexit in parte dalla ripresa dei viaggi all'estero dopo la pandemia. Così l'agenzia aveva costante disponibilità di slot, pronta a offrirli a 250 euro a chi si presentava in ufficio dopo aver tentato vanamente di prenotare in autonomia dal pc di casa.
Lo scambio
Quando arrivava la richiesta, avveniva la sostituzione: le persone coinvolte si collegavano contemporaneamente a due computer per effettuare le operazioni di cancellazione e prenotazione in maniera contestuale, così da conservare il posto in lista. Una cliente si è insospettita per l'estrema facilità di avere l'appuntamento, ha girato un video e l'ha consegnato agli agenti del commissariato Sempione. Da lì è scattata l'inchiesta, che oggi si è chiusa con l'avviso di conclusione delle indagini ai diretti interessati.
Per iscriverti al canale Whatsapp de Il Giorno clicca qui