MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Pane Quotidiano, volontari in coda: "Ora tanti giovani in lista di attesa"

Milano, il presidente della storica onlus: "Studenti e lavoratori si danno da fare il sabato". Cambiamento dal Covid

Volontari "Pane quotidiano"

Volontari "Pane quotidiano"

«Ho iniziato da quattro mesi: sono arrivata a Pane Quotidiano per svolgere un’attività di volontariato temporanea con la mia azienda e poi sono rimasta. Penso sempre che nessuno debba ergersi al di sopra degli altri: basta niente a perdere tutto". Antonella Mauro ha 34 anni e, mentre parla, non trattiene le lacrime: "Una persona – racconta – mi ha ringraziato perché le ho dato un pacco di sottilette in più: era felice per poco. Mentre chi ha la fortuna, come me, di stare dall’altra parte del bancone, spesso si lamenta". La trentenne, impiegata nel settore legale, è tra le decine di nuovi volontari di Pane quotidiano, la onlus nata a Milano nel 1898 che ogni giorno, nelle due sedi di viale Toscana e viale Monza, accoglie in totale 5mila persone in difficoltà donando a ciascuno un sacchetto con generi alimentari. Il picco è il sabato mattina. E se fino a pochi anni fa gli appelli per la ricerca di volontari erano una costante, "adesso abbiamo una lista di attesa lunghissima.

C’è il desiderio di servire gli altri, di mettersi a disposizione, e cresce soprattutto nei giovani", fa sapere il presidente Pier Maria Ferrario. "Ora abbiamo circa 300 volontari che si alternano. Mentre in passato c’erano soprattutto pensionati, ora non è più così. I più giovani arrivano prevalentemente il sabato, perché più liberi dagli impegni lavorativi". Di solito, ventenni e trentenni approdano a Pane quotidiano tramite le università in cui studiano o le aziende per cui lavorano, partecipando a giornate di solidarietà o a progetti, anche per conquistare crediti formativi.

«E molti scelgono poi di restare, per donarsi agli altri. Un cambiamento che è avvenuto dal periodo Covid in poi", evidenzia il vicepresidente Luigi Rossi. "La pandemia ha forse aiutato a prendere più consapevolezza: tanti giovani si sono resi conto del fatto che molta gente ha sempre bisogno di aiuto, così si sono proposti per dare una mano. Abbiamo tanti studenti della Bocconi (che è qui vicino) ma anche di altre realtà". Adesso, "oltre alla tradizionale consegna di pacchi, abbiamo aggiunto quella a domicilio destinata alle famiglie con invalidi – aggiunge il presidente –: ne serviamo 200 a settimana, portando a ciascuno un pacco con 5 porzioni di cibo. Grazie ai nuovi volontari potremo incrementare questo tipo di servizio, che si è aggiunto alla distribuzione nelle due sedi".

Da viale Toscana vanno e vengono i camion carichi. Nel magazzino, gigantesco, tutto è catalogato e registrato in base alla scadenza in modo da non sprecare nulla. A supervisionare tutta l’attività dei volontari è Enrico Bruschi, che è stato amministratore delegato di più aziende, ora in pensione, del settore Ambiente. "Accanto ai giovani – sottolinea ancora il presidente Ferrario – ci sono i volontari che mettono a disposizione il loro sapere una volta in pensione. Tanti avevano incarichi gestionali o amministrativi". Bruschi fa sapere di aver iniziato due anni fa, "dopo che mia moglie è venuta a mancare. I giovani volontari sono in aumento, è vero. Il motivo? Si entra a contatto più facilmente con la povertà nella vita di tutti i giorni. E poi c’è anche una narrazione mediatica più frequente".

«Ci sono “nuovi innesti“ – continua Alessandro Continiello, avvocato di 48 anni, volontario da tempo – perché c’è una sensibilità maggiore. È una situazione provvisoria? Mi auguro di no. Intanto, prendiamo il buono che ci offre". Si abbassa l’età anagrafica anche tra le persone in difficoltà: "Vediamo sempre più famiglie con bambini. Tra i giovani, anche tanti ucraini e noto pure qualche cinese", conclude Teresa Voso, impiegata di banca di 49 anni, volontaria da 8. "Io muoio e rinasco ogni sabato. L’eterogeneità delle persone in coda fa capire quanto la povertà sia diversa da ciò che si crede. Che siamo tutti uguali".