Milano, il declino del Palasharp: da palco della grande musica a dormitorio per disperati

Avventurarsi oltre la soglia del jersey significa rischiare la propria incolumità ma è un fatto che per l’ex Palatrussardi, divenuto poi Palavobis, Palatucker, Mazda Palace e infine Palasharp, è una brutta fine

Degardo alla fermata metropolitana di Lampugnano

Degardo alla fermata metropolitana di Lampugnano

Milano, 25 ottobre 0218 - La notte più nera del Palasharp. Il palazzetto di Lampugnano che, per 25 anni, è stato il tempio della musica che conta, torna ad essere l’hotel dei disperati. Già negli anni scorsi c’erano stati avvistamenti notturni che avevano spinto il Comune a mettere in sicurezza la struttura di via Sant’Elia. Ma il sistema di «difesa» dalle occupazioni abusive fa acqua. Martedì notte è bastato appostarsi mezzora all’ingresso vicino a via Padre Carlo Salerio per contare decine di stranieri avventurarsi verso il «tendone della paura». Da soli o in gruppo, qualcuno anche con l’ausilio di una torcia. L’ingresso è libero e facilitato. Per gli intrusi non è stato necessario fare lo sforzo di scavalcare o di tagliare il filo spinato. Basta aggirare un jersey con le scritte in arabo e il gioco è fatto. Cosa succeda fra quelle sterpaglie, in mezzo ai rifiuti e ai topi che vediamo schizzare da una parte all’altra, non è dato sapere.

È un dormitorio o, come riferiscono alcuni taxisti al posteggio della stazione, anche un luogo di spaccio? Avventurarsi oltre la soglia del jersey significa rischiare la propria incolumità ma è un fatto che per l’ex Palatrussardi, divenuto poi Palavobis, Palatucker, Mazda Palace e infine Palasharp, è una brutta fine. Molti nomi per la stessa tensostruttura, allestita dalla famiglia Togni dopo il crollo del palasport di San Siro nel 1986. Divenuta fino al 2011 l’indirizzo giusto per ascoltare concerti «pazzeschi», con la migliore aristocrazia pop e rock. Partenza col botto con l’inaugurazione alla presenza di Frank Sinatra. A seguire ci sono stati i live di Elton John, U2, Prince, Nirvana, Cure, Paul McCartney e Bob Dylan e molti altri che ciascuno custodisce nei cassetti della propria memoria. Dopo lo sfratto al vecchio gestore per motivi di sicurezza, è successo di tutto. L’area era stata inserita nel bando per i luoghi di culto e il terreno era stato assegnato al Caim per una moschea «firmata» Italo Rota. Il bando, però, nell’estate del 2016 è saltato.

In anni recenti il tendone ha ospitato regolarmente richiedenti asilo e senzatetto in inverno. All’inizio di quest’anno era circolata l’ipotesi di un nuovo progetto di valorizzazione dell’area, all’insegna dello sport, sotto l’egida di un privato. Ma non se ne è saputo più nulla. Anche la vicina metro di Lampugnano non se la passa bene quando è buio. Nel piazzale antistante partono ogni giorno, anche di notte, centinaia di bus turistici diretti in Italia e all’estero, come i famosi FlixBus. Ma alle 21 la sala d’attesa chiude i battenti. Il bar fa lo stesso ma ben prima, già dopo le 19. Così i viaggiatori si ritrovano a consumare l’attesa snervante in un non luogo, dove non esistono né toilette, né caffè caldo. Solo insicurezza con le panchine all’esterno sono occupate da materassi di clochard o da balordi. Jennifer Sirks è un’affranta signora dagli Stati Uniti che troviamo seduta per terra. «Hanno sbagliato ad indicarmi l’orario del mio autobus per Genova. Risultato? Ho scoperto che dovrò aspettare il prossimo fino alla 1.10 di notte. Negli Stati Uniti le sale d’attesa funzionano per 24 ore. Mi pare una cosa normale visto che sono in funzione delle corse notturne». Chissà che ricordo porterà con sé di Milano nella sua America.

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