
Le parole di Comi, capitano della Lampi Milano Asd, ai ragazzi dell’Allende. Palle e mazze sonore, alla fine sono stati coinvolti (bendati) anche gli studenti.
"Nulla è impossibile se ci credi". Le parole di Matteo Comi, capitano dell’associazione sportiva Lampi Milano Asd, rimbombano nella palestra della scuola secondaria di primo grado Salvatore Allende a dimostrare che anche se nella vita non tutto è facile, con l’impegno e la forza di mettersi in gioco le difficoltà si superano. Da lui capitanati, gli atleti paralimpici non vedenti di baseball nei giorni scorsi hanno, infatti, dimostrato agli studenti delle classi terze come sia possibile praticare lo sport di squadra di origine americana con abilità e leggerezza seppur affetti da cecità. L’occasione è servita, inoltre, per promuovere questo veloce e dinamico sport che consente loro una maggior autonomia, mobilità e orientamento nella vita di tutti i giorni.
Tutto è possibile con una palla e una mazza sonore e istruttori qualificati della Federazione Italiana Baseball e Softball (Fibs) e del Comitato Paralimpico Italiano (Cip). "Pensiamo che l’incontro sia pienamente riuscito. In un clima di serenità le ragazze e i ragazzi di terza media si sono “affidati” agli esperti dell’associazione Lampi Milano. Solo lasciandosi guidare alla scoperta di questo sport giocato senza l’uso della vista si può comprendere il mondo degli atleti che lo praticano", commentano i docenti di educazione fisica, il professor Aldo Campo e la professoressa Silvia Manetti che hanno organizzato il momento. Dopo una rapida spiegazione delle regole, i giocatori paralimpici hanno svolto una serie di prove affiancati dai propri assistenti vedenti. Così tra prese a terra della palla sonora, corse sulle basi con l’aiuto del solo suono delle palette e battute con mazza sonora e palla indirizzata a bersaglio, gli atleti paralimpici hanno trasmesso agli studenti di via Italia stupore, curiosità, emozioni ma soprattutto riflessioni.
L’empatia è stata massima quando, a chiusura della dimostrazione, i ragazzi sono stati coinvolti concretamente: opportunamente bendati, hanno replicato gli stessi esercizi mostrati dai giocatori paralimpici. Un bel modo per comprendere che tutto è possibile. E per valorizzare quella vita che, spesso, chi con gli occhi aperti non vede e dà per scontata.