Ora basta parole Tolleranza zero contro lo stupro

Fabrizio

Lucidi

In punta di diritto, come sempre in questi casi, la sentenza del giudice è inattaccabile. Due anni di reclusione per uno stupro. Rito abbreviato, un terzo di sconto sulla pena e il gioco è fatto. Sulla carta, giustizia è fatta. Ma nella realtà quotidiana - troppo spesso lontana da toghe e corridoi ovattati dei tribunali - il sangue ribolle al cittadino, al pensiero di una donna di 34 anni che in una maledetta notte d’agosto è stata prima trascinata con un braccio al collo giù per le scale da piazza Gae Aulenti, fino al giardino intitolato a Anna Politkovskaja, poi violentata senza pietà. Lo stupratore è fuggito subito dopo su un monopattino.

Dopo giorni di indagini, è stato incastrato dalla polizia grazie all’identikit fornito dalla donna, alle telecamere e alle analisi delle tracce di Dna. Ebbene quest’uomo, mai pentito, solo perché incensurato se l’è cavata con due anni di reclusione. Aveva proposto di patteggiare la stessa pena alla Procura, che si è rifiutata. A poco è servito. Presto sarà libero come l’aria. Merito (si fa per dire) del codice penale, che punisce con un minimo di sei anni - e un massimo di 12 - la violenza sessuale. Ma se il diritto deve calarsi nella realtà quotidiana, nel sentire comune, perché non inasprire la pena minima per questi reati odiosi? Perché continuare a vedere manifestazioni contro le violenze sulle donne, a sentire belle parole, campagne di sensibilizzazione, pubblicità progresso e poi - nel concreto - rendersi conto che la tolleranza zero sugli abusi resta solo uno slogan? E allora, meno parole e più fatti. Il Parlamento apra una nuova fase di riflessione, dopo le meritorie modifiche alla disciplina penale e processuale introdotte col “Codice rosso”, e faccia un passo avanti. Inasprisca le pene minime per gli stupratori. E faccia il possibile per evitare scappatoie, patteggiamenti beffa e trucchi per tirar per le lunghe in tribunale. Non servono altri chili di carta e teoria, di queste in Italia proprio non c’è bisogno, ma poche modifiche ad hoc e subito efficaci. Per evitare le solite lacrime di coccodrillo della politica (e di alcuni magistrati) al prossimo stupro.

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