DIANDREA GIANNI
Cronaca

"Onda su un sistema fragile Ma Milano saprà cambiare"

L’economista Marco Magnani: fine di una globalizzazione esasperata e la Lombardia potrebbe cogliere i frutti. La sfida è l’intelligenza artificiale

di Andrea Gianni

"Milano è davanti a un bivio: può essere travolta dalla pandemia oppure cogliere le opportunità che possono aprirsi e cavalcare il cambiamento. Sulle prospettive nel medio e lungo periodo sono abbastanza ottimista, ma bisognerà aggiustare le fragilità di un sistema economico che ora sta mostrando tutti i suoi punti deboli". L’economista Marco Magnani, docente Luiss e Harvard Kennedy School, guarda alla pandemia e anche al futuro di un mondo del lavoro investito dalla rivoluzione legata a nuove tecnologie e intelligenza artificiale, con l’emergenza coronavirus che accelera processi già in corso da anni. Temi che ha affrontato in libri come “Fatti non forse a viver come robot” (Utet) e “L’onda perfetta. Cavalcare il cambiamento senza esserne travolti” (Luiss University Press).

Professor Magnani, come cambieranno città come Milano?

"Avremo una nuova normalità e anche le attività economiche evolveranno. Qualcuno finirà fuori mercato, mentre chi ha saputo gestire il cambiamento riuscirà a reagire. Penso ai ristoranti che si attrezzano per le consegne o hanno inventato nuovi modi per servire i clienti".

La pandemia ha innescato una crisi economica che porterà alla fine della società dei consumi o è solo una parentesi?

"Di sicuro ha messo in luce le fragilità dell’attuale modello e di una globalizzazione esasperata, dove se si blocca un anello si blocca tutta la catena. Porterà ad accorciare le catene globali del valore, avvicinando alcune produzioni soprattutto in settori strategici come quello farmaceutico o delle telecomunicazioni, promuovendo un’economia più locale. Ad esempio Paesi come la Germania potrebbero decidere di riportare la manifattura in Europa, e in questo caso l’Italia e la Lombardia avrebbero un’occasione d’oro per attirare nuove imprese. Bisogna creare, però, le condizioni giuste. Sul modello economico, poi, ci sono visioni diverse".

Quali?

"C’è chi propone di rottamare il modello liberal-capitalista, invece io sono per aggiustarlo e renderlo più sostenibile anche per l’ambiente, pescando elementi dall’economia circolare o dalla sharing economy. D’altra parte le disuguaglianze, già aumentate con la pandemia, in futuro sono destinate a crescere con l’impatto dell’intelligenza artificiale che farà sparire posti di lavoro. Ci saranno meno posti e ancora più precari, la ricchezza sarà ancora meno distribuita".

Come intervenire?

"Sussidi, come il reddito di cittadinanza, sono solo palliativi.Bisogna agire sulla scuola per avvicinare i giovani ai nuovi mestieri che nasceranno, istituire “prestiti di cittadinanza“ per formarsi, da restituire una volta trovato lavoro. L’idea più innovativa, però, è la creazione di un fondo sovrano che raccolga l’1% del capitale di ogni impresa, in modo che ogni cittadino ne disponga una parte e possa goderne i frutti. Nei miei libri ho delineato come si potrebbe realizzare. Città e territori si divideranno in vincenti e perdenti a seconda dei nuovi lavori che saranno in grado di attrarre. È questa la vera sfida che, sul lungo periodo, una città come Milano dovrà affrontare".