Uccisa dal marito con 29 coltellate, la figlia: "Nessuno sconto di pena per mio padre"

Il prossimo 6 giugno, Valentina Belvisi sarà in aula a Milano, per assistere al processo

RICORDI Valentina Belvisi figlia di Rosanna

RICORDI Valentina Belvisi figlia di Rosanna

Milano, 23 aprile 2018 - Valentina Belvisi, il prossimo 6 giugno, sarà in aula a Milano, per assistere al processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano a carico di suo padre, Luigi Messina. «Lo faccio per mia madre – spiega – voglio essere presente per lei». L’uomo, che il 15 gennaio 2017 massacrò con 29 coltellate la moglie, Rosanna Belvisi, potrebbe ottenere un ulteriore sconto di pena, se gli venissero riconosciute le attenuanti generiche per il fatto di aver confessato quasi subito il delitto, dopo un maldestro tentativo di depistaggio. In primo grado era stato condannato a 18 anni di carcere, una pena relativamente lieve, grazie allo sconto previsto dal rito abbreviato e all’esclusione dell’aggravante della crudeltà perché, secondo il gup, i fendenti raggiunsero solo punti vitali e quindi non ci fu «l’intento di arrecare sofferenze aggiuntive» alla vittima. 

Una motivazione che la ragazza, 25 anni, ha accolto con rabbia e stupore. «Ho paura che il processo di secondo grado si concluderà con un altro sconto di pena – sottolinea – e che nell’arco di pochi anni lui possa tornare in libertà. Ci saranno giudici diversi rispetto al primo grado, spero che abbiano una visione opposta a quella del gup anche se ormai ho poca fiducia nella giustizia». Valentina Belvisi qualche mese fa si è trasferita in Veneto, ha trovato lavoro e si sta costruendo una nuova vita lontana da Milano, dall’appartamento in via Coronelli dove abitava assieme ai genitori. Custodisce nel cuore il ricordo della madre, alla quale era molto legata, al centro di pensieri e poesie che pubblica sulla sua pagina Facebook. Con il padre, un uomo violento che per anni avrebbe costretto la moglie (già accoltellata alla schiena nel 1995) a subire maltrattamenti mai denunciati, non ha più contatti. Proprio per evitare il rischio di un ulteriore sconto di pena la ragazza, che si era costituita parte civile, assistita dall’avvocato Nicoletta Collalto, non aveva presentato ricorso in appello contro una sentenza che ritiene «ingiusta». «Per il delitto che ha commesso secondo me meritava almeno trent’anni – spiega – per mia madre non è stato fatto abbastanza. In altri casi sono state date pene più alte, dipende tutto dal giudice che uno si trova davanti». 

Quel giorno  Valentina Belvisi si trovava in Svizzera, per trascorrere una giornata alle terme. Intanto a Milano si consumava la tragedia. Luigi Messina e Rosanna Belvisi erano appena tornati da una vacanza a Pantelleria, l’isola siciliana dove è nata la donna. La coppia aveva fatto colazione nell’appartamento alla periferia di Milano. Una tranquillità interrotta da una violenta lite, l’ennesima, sfociata nell’omicidio. Luigi Messina, ex guardia giurata di 55 anni, aveva afferrato un coltello, colpendo la moglie con 29 fendenti. Poi era uscito di casa, era andato in pasticceria a comprare i babà e aveva giocato alle slot machine, vincendo 70 euro. Gesti che forse servivano per crearsi un alibi, per corroborare la versione di un’aggressione subita dalla donna in sua assenza, da parte di uno sconosciuto. Una versione che non ha retto di fronte all’interrogatorio. L’uomo è crollato, ha confessato e ha fatto trovare agli investigatori della Squadra mobile l’arma del delitto e gli abiti intrisi di sangue. 

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