Omicidio di Truccazzano: "Il killer non accettava la fine della storia"

Femminicidio di Truccazzano, il killer di Alessandra Cità davanti al gip per la convalida del fermo

Migration

La lite e il colpo di fucile. Il killer della tranviera di Albignano ha già raccontato al pm Giovanni Tarzia la sequenza del femminicidio, domenica mattina, durante l’interrogatorio durato quattro ore e mezzo. Ieri pomeriggio, è comparso davanti al giudice per la convalida del fermo. Esito scontato per il 47enne reo confesso Antonio Vena, che ha messo fine alla vita della compagna, alla quale era legato dal 2012, con un proiettile in testa. Poi, si è costituito consegnandosi ai carabinieri, a Cassano. Non accettava la fine della relazione decisa da lei, un copione che si ripete spesso in questi casi. Alessandra Cità l’aveva ospitato durante la quarantena nonostante volesse troncare, lui, operaio in una ditta di serramenti a Bressanone, era rimasto bloccato in Lombardia dal lockdown.

La convivenza forzata avrebbe fatto esplodere le tensioni fra i due - l’ipotesi più plausibile - fino al tragico epilogo. Nessuno nell’entourage della donna avrebbe mai immaginato che potesse finire così. "Ale parlava poco del compagno, credevamo andasse tutto bene. Ci ha inviato l’ultimo messaggio sabato alle 20. Era tranquilla", raccontano le colleghe con le quali condivideva una chat. Nulla faceva presagire quello che sarebbe successo di lì a poco. Le ultime ore della coppia restano un mistero. Forse, la tranviera avrà provato a convincerlo che era arrivato il momento di mettere fine a quel legame a distanza e lui si è opposto, prima a parole e poi premendo il grilletto. Il cadavere di Alessandra era sul letto, come Vena ha raccontato, in casa c’era anche l’arma, un fucile a pompa calibro 12, con regolare porto d’armi.

Il manovale ha giustificato il proprio gesto con "motivi passionali", ma le indagini sono in corso. Vicini e conoscenti li descrivono come persone riservate. Entrambi originari di Gangi, nel Palermitano, si erano messi insieme nove anni fa. Ma la storia non si è mai trasformata in una convivenza. Vena compariva nel weekend e da lunedì a venerdì ciascuno tornava ai propri amici, al proprio lavoro, a una routine senza altro in comune. Forse, ad Alessandra, determinata, con un bel lavoro e una bella casa, non bastava più e aveva deciso di gettarsi tutto alle spalle. Ma non aveva fatto i conti con la furia di lui, che ha un vecchio precedente per maltrattamenti sull’ex moglie. Una denuncia che risale a 10 anni fa, quando si stava separando. Oggi alle 11, i dipendenti di Atm organizzano un minuto di silenzio in memoria della collega Alessandra: "Atm e tutti i dipendenti sono vicini alla famiglia. Facciamole un lungo applauso che possa arrivare fino a lassù per salutarla come merita".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro