Occupato il liceo Manzoni: "Ci togliete la scuola? Noi ce la riprendiamo"

Blitz nella scuola storica apripista delle contestazioni studentesche. E dopo anni di autogestione, in tempi di Dad torna l’occupazione

La protesta degli studenti del Manzoni

La protesta degli studenti del Manzoni

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Milano, 13 gennaio 2021 - Non li fanno tornare a scuola? «Se la riprendono» e non la lasciano neppure di notte. Gli studenti del liceo classico Manzoni occupano da ieri mattina il cortile dell’istituto. Il “piano” era già pronto da giorni: sfruttare il cambio dell’ora per entrare e “conquistare” il cortile della scuola. Sono riusciti a fare irruzione in una cinquantina. 

«Dovevo esserci anche io lì dentro – ha raccontato Ivan Sciama Bandel, rappresentante degli studenti –. Ma per un imprevisto non ce l’ho fatta, in cortile si possono mantenere le distanze e seguire tutte le precauzioni anti contagio. Dal Manzoni è partito un grido, spero che tutte le scuole d’Italia lo colgano». Nel corso della mattinata, a seguito di una chiamata da parte della preside alle forze dell’ordine, gli studenti sono stati identificati e subito dopo nelle chat è impazzata l’ipotesi sgombero: in poco tempo, grazie al passa parola, circa un centinaio di ragazzi si sono radunati davanti a via Orazio 3. Tra gli studenti, anche alcuni genitori come Sabina Umberto Bona: «Mio figlio è dentro, sono fiera di lui – ha spiegato -. Questa azione dimostra quanto i ragazzi siano ormai stufi di essere presi in giro. Chissà magari chi ci governa ora li ascolterà».

All’interno tutto è stato organizzato nei minimi dettagli: il pranzo, a base di pizza, è stato consegnato dall’esterno, da amici, genitori e supporter, e lo stesso è stato fatto per la cena. Oltre ai sacchi a pelo e alle tende, gli studenti hanno portato anche gel igienizzante e mascherine. «Siamo stufi – ha ribadito Dario Del Prete -. La nostra è una azione doverosa che ci ha permesso di rientrare dove dovremmo essere di diritto. La scuola deve tornare davvero al centro del dibattito politico. La didattica a distanza deve finire. Chi ci governa deve smetterla di pensare che noi siamo oggetti con cui possono fare quello che vogliono». I ragazzi e le ragazze si sono divisi i compiti: c’è chi è referente Covid, chi si occupa del servizio sicurezza; c’è chi pensa all’approvvigionamento di cibo materiale dall’esterno e chi ridà vita al “media center”, immancabile ad ogni occupazione del Manzoni, per tenere i contatti con i giornalisti, inviare comunicati stampa e gestire i social. 

Alle 17,30, dopo la chiusura della scuola, alcuni degli studenti sono usciti dal liceo per permettere durante la notte il rispetto delle norme anti-Covid. E sono stati circondati da applausi. «Sarei voluta rimanere dentro con i miei compagni – ha sottolineato Caterina Smaldoni -. La scuola non dev’essere trattata come un burattino. Vogliamo riprenderci ciò che ci spetta». Una ventina di loro ha deciso di sfidare le temperature e di passare la notte lì in cortile, nonostante il freddo si facesse via via insopportabile. Tende montate, un indumento sopra l’altro, sacchi a pelo pronti. Ma in extremis sono riusciti a strappare un accordo: si dorme nelle aule. «Alle 14 usciranno e ci uniremo in un unico grande presidio», anticipa Smaldoni.

Il classico Manzoni, storicamente, è stato apripista nelle mobilitazioni: «Abbiamo un collettivo molto forte, parte da qui una protesta che riguarderà tutti gli studenti e altri istituti», ribadiscono dal Collettivo. Pronosticando un inverno “caldo”: dopo anni di manifestazioni virate più nell’autogestione e nella co-gestione, contro la scuola a distanza si “rispolverà” la formula dell’occupazione e la battaglia sarà discussa nelle prossime ore anche sui banchi del Tar della Lombardia, dopo il ricorso del comitato “A scuola!”. 

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