REDAZIONE MILANO

Obiettivo: impatto zero. Dagli edifici ai depuratori così Milano punta al 2030

Un rapporto dell’Asvis fa il punto sulle nove città italiane nella missione Ue. Anche le "rigenerazioni urbane" tra le azioni per abbattere dell’80% le emissioni.

Un rapporto dell’Asvis fa il punto sulle nove città italiane nella missione Ue. Anche le "rigenerazioni urbane" tra le azioni per abbattere dell’80% le emissioni.

Un rapporto dell’Asvis fa il punto sulle nove città italiane nella missione Ue. Anche le "rigenerazioni urbane" tra le azioni per abbattere dell’80% le emissioni.

Ci sono due lombarde – Milano e Bergamo - tra le nove città italiane nelle cento che partecipano alla missione Ue per diventare "carbon neutral" entro il 2030. "Neutralità climatica" che consiste, in sostanza, nel ridurre dell’80% le emissioni clima-alteranti, lavorando su ogni ambito della vita urbana, in particolare sui più impattanti: riscaldamento degli edifici, infrastrutture energetiche, mobilità, ciclo dei rifiuti, gestione delle risorse idriche e del verde. Ciascuna delle cento città (selezionate tra 400 aspiranti, di cui più di trenta italiane) deve definire un "Climate City Contract", sorta di “contratto“ con la città che fissi gli impegni, un piano d’azione e un piano d’investimenti.

Delle nove italiane della missione "100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030", Firenze e Parma hanno già un Climate City Contract (CCC) approvato dalla Commissione europea; Milano e Bergamo, insieme a Bologna, Torino e Prato l’hanno sottoposto e sono in attesa dell’approvazione, mentre Padova e Roma devono ancora completarlo, spiega Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile che oggi pubblica un nuovo Quaderno con un’analisi dettagliata di questi "patti". Diversi tra loro come sono diverse le città. Ad esempio Bergamo, coi suoi meno di 122 mila abitanti in 40 chilometri quadrati – che diventano però 350mila considerando l’area metropoliitana – e 3,89 tonnellate di CO2 equivalente (tCO2eq) a testa da ridurre di 3,12 nei prossimi sei anni, punta molto su due infrastrutture finanziate dal Pnrr (la linea tranviaria extraurbana T2 e la "Bus Rapid Transit" elettrica di collegamento con Dalmine e Verdellino).

Milano, che di abitanti ne ha quasi 1,4 milioni su 182 chilometri quadri solo in città, e deve tagliare di 2,7 tCO2eq le emissioni pro capite di gas serra dalle 3,3 del 2021, scommette il 48% della riduzione sul proseguimento di strategie esistenti (come Area C e Area B, gli hub antispreco, la raccolta dell’umido tra le migliori d’Europa) e per il 52% sul nuovo patto, e sa già che l’80% del taglio dev’essere a carico dei suoi circa 65 mila edifici, di cui il 68% residenziali costruiti, al 60%, prima del 1961.

Il Comune ha un "Piano aria e clima" già dal 2021, spiegano la responsabile per la missione Rossana Torri, la direttrice del progetto Resilienza urbana Ilaria Giuliani e Manuela Ojan dell’Amat che firmano il report sul CCC di Milano, presentato a marzo con 150 azioni dai grandi "progetti di rigenerazione urbana che trasformano spazi dismessi in aree verdi e residenziali" alla riqualificazione energetica di singoli edifici, inclusi 60 pubblici. E prevede anche un coinvolgimento delle partecipate, da A2a a SogeMi a Mm (che lavora a progetti di "valorizzazione dei fanghi da depurazione" delle acque per ridurre lo scarto e recuperare energia).

L’investimento per far diventare Milano "climaticamente neutrale" entro il 2030 (considerando tutte le azioni, anche quelle già completate) è quantificato in "circa sei miliardi di euro".

Giulia Bonezzi