Nucera punta al patteggiamento

L’ex sindaco di Opera coinvolto nell’inchiesta su tangenti e appalti truccati. Il Comune potrà chiedere i danni

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Ha chiesto di patteggiare Antonino Nucera, ex sindaco di Opera, nel Milanese, finito ai domiciliari nell’aprile dello scorso anno per una vicenda di presunti appalti truccati e tangenti e che aveva fatto venire a galla pure un presunto peculato su delle forniture di mascherine. Sulla sua posizione e su quelle di altri 13 imputati il gup Massimo Baraldo deciderà nell’udienza fissata per il 7 giugno. Con la chiusura delle indagini, condotte dai carabinieri, lo scorso settembre a Nucera era stata contestata anche un’accusa di truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione perché, nel corso del suo mandato, si sarebbe adoperato, scriveva la Procura, "per continuare a ricevere lo stipendio come dirigente amministrativo di una scuola di Milano" dove lavorava prima di essere eletto, benché avesse "ottenuto un lungo periodo di aspettativa non retribuita, causando un danno erariale di circa 59.000 euro".

Ventidue erano gli indagati in totale nell’inchiesta (funzionari pubblici, imprenditori e cinque società), ma alcuni hanno già patteggiato. Tra i 14 imputati rimasti in udienza preliminare, alcuni hanno scelto la strada dell’istanza di patteggiamento, come Nucera (non ancora formalizzata l’entità della pena), altri il rito abbreviato e altri ancora l’ordinario. Il Comune di Opera nel procedimento è parte civile, assistito dal legale Alessandro Bastianello, per il riconoscimento degli eventuali danni subiti. Eletto nel 2018 con il sostegno della coalizione di centrodestra, Nucera finì ai domiciliari lo scorso aprile.

Nel provvedimento cautelare firmato dal gip Fabrizio Filice, si ripercorreva anche il filone della corruzione di cui sarebbe stato co-protagonista insieme alla responsabile del settore Urbanistica e Lavori pubblici del Comune Rosaria Gaeta, arrestata anche lei e sua compagna pure nella vita. I due avrebbero favorito tre imprenditori (a loro volta finiti in manette) con appalti su misura, in cambio della ristrutturazione da 40.725 euro di un’abitazione. In realtà, la gara più appetita (da un milione) se l’aggiudicò un’altra azienda, nonostante tutto fosse già pronto per la vittoria sulla carta scontata degli “amici“.

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