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"Non avevo scelta: chiusura inevitabile"

Il Mono bar di via Lecco è chiuso dallo scorso 26 ottobre. La chiusura "temporanea, in attesa di tempi migliori" - precisa Davide Rossi, 54 anni, col socio Maurizio Uraldi - non è stata una scelta facile dopo 16 anni di attività, ma era l’unica possibile. Per una questione di sostenibilità economica anzitutto. "Anche se avessimo aperto in zona gialla, facendo servizio ai tavoli entro le 18, abbiamo calcolato che le spese, fra rifornimenti, personale, utenze, sarebbero state maggiori delle entrate. Lavorare in perdita non ha molto senso. Col solo asporto poi gli incassi sarebbero stati ancora più deprimenti, senza contare il servizio approssimativo usando bicchieri di plastica".

È vero che alcuni locali, soprattutto fra Navigli e Garibaldi, hanno inventato la moda degli happy hour pomeridiani: "Ma quel fenomeno riguarda in particolare gli universitari e lascia fredda l’utenza più matura, come quella del nostro locale, che va da 35 a 50 anni. Chi lavora, anche in smart working, non ha la possibilità di venire a bersi uno spritz alle 16" dice Rossi. La chiusura temporanea ha tamponato un po’ le difficoltà ma non ha sbrogliato tutti i nodi: "I ristori sono insufficienti, ho attinto ai miei risparmi per andare avanti. Prima del Covid, per fortuna, il locale ha sempre lavorato bene e ho cercato di mantenere un atteggiamento previdente. Se avessi sperperato tutti i guadagni, facendo la bella vita alle Seychelles, oggi probabilmente sarei a fare la fila alla Caritas. Segnalo però che i miei quattro dipendenti attendono da oltre due mesi la cassa integrazione". La data di riapertura del Mono non è ancora stata stabilita: "Il nostro auspicio è che sia consentito ai locali di tornare ad operare almeno nella fascia dell’aperitivo, fra le 17 e le 22. Gli incassi sarebbero al 70% ma riusciremmo comunque a tirare avanti". A.L.