
Gli ex zombie del Boschetto hanno volti e nomi. Tra le sagome che decine di volte hanno varcato il confine in cerca di dosi di eroina ci sono quelle di giovanissimi: tanti, troppi occhi si sono spenti o hanno rischiato di farlo. Tra questi, quelli di una quattordicenne che il maresciallo Giuseppe Palumbo, comandante della stazione dei carabinieri Milano Rogoredo e papà di una giovane donna, ha salvato. "Da due anni sua madre mi telefona nel giorno dell’anniversario di quell’evento. Per lei è come se la figlia fosse rinata".
Come festeggiasse un secondo compleanno?
"Esattamente. Uno dei nostri compiti, oltre a prevenire e reprimere reati, è aiutare. Questa mamma aveva fatto appello alla nostra umanità e noi non ci siamo tirati indietro. Sul Boschetto, un conto era leggere rapporti e giornali oppure sedersi al tavolo delle riunioni, un altro era respirare gli odori del luogo, vedere con i propri occhi la situazione".
Un altro caso che ricorda? "Quello di un uomo morto di overdose che aveva il braccio in cancrena, nero per quante volte si era bucato".
Come funzionava la gerarchia nel Boschetto?
"C’era sudditanza. I tossici erano le prime vittime, che venivano anche minacciate di morte dagli spacciatori. In cambio di dosi, si prestavano a fare le vedette. C’erano quelle "base", di primo livello, e poi altri due o tre complici prima di arrivare ai pusher, che venivano protetti. Questo giorno e notte. Ricordo i falò notturni, che testimoniavano le presenze a tutte le ore. Il nostro obiettivo, oltre che intervenire e prevenire, era effettuare le indagini per arrivare a chi gestiva le zone. Ne abbiamo arrestati centinaia, noi e gli altri rappresentanti delle forze dell’ordine".
Ora questo mondo è sconfitto?
"Il Boschetto della droga non esiste più: ora ci sono famiglie, ciclisti, persone che praticano bird watching. Lo spaccio, naturalmente, non è sconfitto, ma si è spostato altrove. A Rogoredo non abbassiamo la guardia: ancora oggi continuano i servizi di monitoraggio quotidiani".
Nella sua stazione di via Zama, i cittadini si presentano per i motivi più diversi?
"Altroché. Ogni giorno c’è qualcuno che citofona e che chiede aiuto anche per questioni che non ci competono, dal padre disperato perché il figlio va male a scuola o ha combinato qualche danno, sperando che il solo parlare con noi possa portare il ragazzo a cambiare atteggiamento, all’anziano che si ritrova senza corrente in casa. Noi cerchiamo di aiutare tutti".
Marianna Vazzana