"Caro Governo e ministero del Lavoro e istituzioni competenti tutte – scrivono Cgil, Cisl e Uil Lombardia – dopo aver pagato i mesi di sospensione dal lavoro, causa Covid, dei lavoratori artigiani, da febbraio ad aprile, con intollerabile ritardo a causa dei differiti e dilazionati trasferimenti pubblici, dopo una manifestazione regionale davanti alla prefettura, che pare aver avuto qualche riscontro a giudicare dal fatto che di lì a qualche giorno è stato pagato il mese di aprile (e il 12% di maggio, comunque a luglio), ora leggiamo che la Corte dei Conti pare abbia “liberato” le risorse per la cassa integrazione dei lavoratori artigiani: per quali periodi? Maggio, giugno, forse? Siamo praticamente ad ottobre: la situazione è intollerabile, fra pochi giorni 5 mesi di arretrati, che potrebbero essere 4 o 3, anche nel migliore dei casi è una situazione francamente inaccettabile. Cosa possono fare un lavoratore artigiano, una lavoratrice artigiana? Indebitarsi per vivere o vivere d’aria? Inscenare proteste disperate come disperata è la loro condizione materiale? È indecoroso e indegno che non si trasferiscano immediatamente tutte le risorse individuate per garantire la copertura degli ammortizzatori sociali, inaccettabili i ritardi nelle procedure burocratiche, che coinvolgono dalla Corte dei conti tutti i Ministeri e le istituzioni preposte. Il “Fondo Solidarietà bilaterale dell’artigianato” è da tempo nelle condizioni di bonificare ai lavoratori le competenze maturate sino a luglio ma le sue casse sono vuote, dai primi mesi della pandemia, quando ha liquidato oltre 250 milioni di euro per far fronte alla fase iniziale dell’emergenza: da allora il vuoto delle casse e le difficoltà (prima) e l’impossibilità (ora) a far fronte agli impegni di pagamento ai lavoratori sospesi, nonostante i decreti governativi abbiano individuato le risorse economiche, la situazione è intollerabile. Chiediamo di essere considerati, uscire dall’invisibilità di una condizione di marginalità determinata non tanto dai numeri (160.778 addetti) ma dalla insensibilità verso le nostre condizioni".
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