Tamponi o assenze misteriose: ecco i No Vax del lavoro

Col Green pass base anche gli irriducibili sono stati reintegrati in azienda. Più contrari ai vaccini nel pubblico. Nel Comune di Milano in 1.200 fermi

Vaccino Covid

Vaccino Covid

Milano -  Alcuni No Vax , che erano stati sospesi senza stipendio, da inizio aprile sono rientrati al lavoro, sottoponendosi al tampone periodico per poter ottenere il Green pass base ancora obbligatorio. Altri, irriducibili, restano a casa come assenti ingiustificati, oppure cercano escamotage per non rientrare - malattie, permessi per assistere figli o genitori invalidi - in attesa del prossimo step nel progressivo allentamento delle restrizioni. Una fazione rumorosa ma comunque minoritaria in Lombardia: si aggira sullo 0,5-1% della forza lavoro a seconda dei settori, con picchi in alcuni comparti come edilizia e trasporti. La loro sospensione non ha provocato quei disagi, paventati alla vigilia dell’obbligo di Green pass e poi di Super Green pass (che si ottiene con vaccino o certificato di guarigione), per servizi delicati come il trasporto pubblico.

Un migliaio di persone sospese in tutto il comparto della sanità lombarda, dove l’obbligo vaccinale è ancora in vigore. Circa il doppio, invece, nel mondo della scuola: chi non è vaccinato può rientrare, sempre con Green pass base, ma deve svolgere mansioni che non comportino contatti con gli studenti. Questo in molti casi si traduce in persone che di fatto sono pagate per non lavorare. Difficile quantificare il numero di sospensioni nel lavoro privato. "Di certo l’obbligo di Green pass non ha portato a una corsa al vaccino, ma la quota minoritaria di lavoratori No Vax ha preferito rimanere a casa senza stipendio", spiega Roberta Vaia, della segreteria della Cisl milanese. "Più che per la questione del Green pass siamo preoccupati per il generale allentamento delle altre misure di sicurezza – prosegue – dalle mascherine al distanziamento".

Anche il segretario generale della Uil Milano e Lombardia, Danilo Margaritella, invita a "tenere alta l’attenzione e confermare dispositivi di protezione come l’uso della mascherina nei luoghi chiusi". Nell’industria, spiega Roberta Turi, segretaria generale della Fiom-Cgil di Milano, la questione Green pass è stata gestita "senza troppi problemi". "In generale chi è senza vaccino è rientrato e si sottopone al tampone – sottolinea – e dai nostri delegati non ci arrivano segnalazioni di particolari problemi. La preoccupazione in questo periodo è per l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, che potrebbe provocare a breve anche problemi occupazionali". Sulla stessa linea anche Vittorio Sarti (Uilm): "Dopo i primi 15 giorni si inizia a respirare un clima più sereno negli stabilimenti industriali, anche se qualche focolaio c’è stato".

Nelle ditte private molti si sono convinti a vaccinarsi anche per evitare ripercussioni sul lavoro. Una quota più alta di irriducibili è rimasta nel pubblico impiego. Secondo Stefano Mansi, del sindacato Usi, fra gli oltre 14mila dipendenti del Comune di Milano circa 1.200 sono in un limbo fra No Vax sospesi, malati, esenti e persone con permessi lunghi. "Non tutti sono tornati – spiega – e anche chi ne ha diritto fatica a ottenere il riconoscimento della fragilità". Anche gli over 50 possono lavorare con il Green pass base, pur essendo confermato per questa categoria di età l’obbligo vaccinale fino al 15 giugno. Questo significa che un lavoratore non vaccinato che ha 50 anni o più può riprendere servizio con l’esito negativo di un tampone senza rischiare più la sospensione dallo stipendio né la multa da 400 a 600 euro prevista per chi, senza Super Green pass, provava ugualmente ad andare al lavoro. Resta, per gli over 50 che non hanno ottemperato all’obbligo di vaccinarsi (solo in Lombardia sono circa 91mila) la multa una tantum da 100 euro.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro