No all’antenna Iliad Raccolte 490 firme

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Il quartiere blocca l’installazione dell’antenna di Iliad e il sindaco chiede all’azienda di spostare il ripetitore telefonico alto 34 metri che gli abitanti di via Monte Grappa si ritroverebbero fuori dal cancello di casa. Un filare di villette davanti a un campo agricolo dove il gestore "ha il permesso di Arpa per procedere", spiega Alberto Villa (nella foto). Le case sono a 30 metri. Il primo cittadino è ricorso all’unica arma che gli è rimasta: un tavolo per condividere un’alternativa. "Non c’è altro da fare dopo che i tribunali di questo Paese, Tar lombardo in testa e Consiglio di Stato, hanno cancellato i vincoli che i comuni avevamo messo per evitare queste situazioni. Le pronunce sono arrivate mentre noi combattevamo a mani nude contro il Covid". Non resta che chiedere alla società "di valutare un’altra possibilità". E il colosso francese delle telecomunicazioni ha accettato di prendere in considerazione l’eventualità, "ma l’ambito resterà sempre lo stesso – dice il sindaco – solo sarà più lontano dalle ville". A scatenare tutto "è la paura degli effetti dell’inquinamento elettromagnetico, un tema delicato", anche se i dati nel piccolo borgo della Martesana "parlano di un terzo del consentito - chiarisce il primo cittadino -. In molte zone di Milano non possono più installare “pennoni” perché anche senza antenne perché sono già oltre il limite". Considerazioni che non bastano ai residenti che hanno raccolto 490 firme contro il ripetitore e si sono schierati a difesa del campo dove doveva cominciare lo scavo, fermandolo. Ora, aspettano un’altra proposta, il nuovo incontro con Iliad "sarà fra una ventina di giorni, dopo le verifiche tecniche che si sono riservati di fare con i loro ingegneri su una posizione diversa". "La magistratura amministrativa ha fatto saltare il paletto della localizzazione - sotolinea Villa - prima delle nuove pronunce le antenne doveva essere piazzate in terreni previsti a questo scopo dal Piano di governo del territorio, ora non più. Il ripetitore telefonico è stato equiparato alla corrente elettrica, o al gas e il Comune non può ostacolare l’accesso a un servizio primario. A questo punto l’unico mezzo che abbiamo a disposizione è la concertazione".

Barbara Calderola

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