
Ambulanza
Milano, 3 novembre 2017 - La vedevano ogni mattina davanti al centro commerciale all’estrema periferia ovest di Milano: «Chiedeva soltanto qualche spicciolo», raccontano i residenti del quartiere. Da quando era nato il figlio, i commercianti della zona la incrociavano più di rado. Anche ieri mattina la ventenne nigeriana era lì, nei pressi del supermercato, con il bimbo neonato stretto a sé con una fascia intorno alla vita: era appena uscita dall’esercizio commerciale dove aveva acquistato un aspiratore per il muco dei neonati.
Verso le 11, succede qualcosa di drammatico: quando la donna finisce di allattare, si accorge che il piccolo ha le labbra blu e che sta accusando una crisi respiratoria. A quel punto, cerca immediatamente l’aiuto dei passanti per chiamare i soccorsi, visto che lei conosce soltanto pochissime parole di italiano. Sul posto arrivano i sanitari del 118, che provano a intubare e rianimare il bambino di appena quattro mesi (compiuti proprio ieri). Quando l’ambulanza giunge al pronto soccorso dell’ospedale Buzzi, ormai non c’è più niente da fare: il bimbo viene dichiarato morto. Sul suo corpicino verrà ora effettuata l’autopsia per chiarire le cause del decesso, anche se è molto probabile che sia stato provocato dagli effetti di una grave patologia ai reni già conclamata per la quale era seguito costantemente in un altro centro clinico altamente specializzato in materia, la clinica De Marchi. Resta però da capire se la madre abbia adeguatamente accudito il figlio e se abbia seguito alla lettera le prescrizioni mediche. Stando a quanto riferisce chi l’ha sempre seguita in questi mesi, si tratta di una mamma molto presente, che è sempre stata accanto al suo bambino e che ha preso parte a tutte le visite in ospedale.
Da quello che siamo riusciti a ricostruire, la donna è una richiedente asilo originaria della Nigeria, arrivata come centinaia di migliaia di profughi con un barcone sulle coste italiane e adesso in attesa che sia vagliata la sua richiesta di protezione internazionale; attualmente è ospitata in un appartamento gestito da un’associazione del terzo settore, insieme ad altre giovani madri pure loro partite da Paesi centroafricani. Il padre del bimbo, invece, ha già ricevuto il diniego da parte della commissione prefettizia, cioè la sua domanda di asilo è stata respinta in primo grado. Sembra che adesso viva nell’hinterland meneghino (non potendo stare nello stesso centro d’accoglienza della compagna), ma pure lui ha sempre seguito costantemente l’evolversi della situazione clinica del figlio, affetto da rene policistico: una malattia genetica molto grave che può manifestarsi sia in età adulta che nei primissimi mesi di vita, con esiti spesso mortali soprattutto se si manifesta nell’infanzia.
Davanti al centro commericale sono intervenuti anche gli agenti della polizia locale e i poliziotti delle Volanti, subito allertati dagli operatori del 118, per raccogliere le prime informazioni dalla mamma del piccolo e ricostruire con esattezza la dinamica dell’accaduto. Come detto, il magistrato di turno ha disposto l’esame autoptico sulla salma, ma il fatto che il bimbo fosse seguitissimo dai giovani genitori e costantemente monitorato dai medici della De Marchi (l’ultima visita risale a una settimana fa) lascia pensare che nessuno avrebbe potuto evitare la sua tragica fine.