ANNA GIORGI
Cronaca

Neonata morta all'ospedale San Paolo: trenta minuti di agonia, indagati tre medici

All’ospedale non si accorsero che il feto era in ipossia come risultava dal “tracciato Ctg”

La notizia dell’inchiesta sulla morte pubblicata da Il Giorno il 16 settembre scorso

Una sfilza di errori medici da profani hanno causato la morte della piccola Angelica (nome di fantasia) a poche ore dal parto. E se fosse vissuta, la sfortunata bimba, avrebbe avuto gravissimi danni cerebrali dovuti a ipossia e a una ischemia durante il travaglio. Nell’avviso di conclusione indagini il pm Mauro Clerici ha chiesto il rinvio a giudizio di tre medici del San Paolo con l’accusa di omicidio colposo per "negligenza, imprudenza e imperizia gravi".

Tre medici, nella notte fra il 23 e 24 settembre del 2021 nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del San Paolo "cagionavano la morte della piccola (..) per insufficienza multiorgano determinata da gravissima asfissia perinatale cui faceva seguito encefalopatia ipossicoischemica". I fatti: la mamma della piccola Angelica, entrambe in perfette condizioni di salute, entra al San Paolo per il parto intorno alle 21. I medici però, da subito, secondo la Procura, sbagliano a valutare le "evidenti anomalie del tracciato Ctg con grave sottovalutazione delle alterazioni del battito cardiaco fetale che già facevano presagire una grave ipossia". Un errore grossolano, secondo i periti. I tre medici poi, secondo l’accusa, non contrastarono l’emergenza con alcun tentativo correttivo, di nuovo non valutando correttamente quanto stava succedendo.

In presenza di alterazione del battito cardiaco fetale durante il travaglio i medici, invece di procedere con un cesareo d’urgenza, come avrebbe fatto un medico con esperienza, sempre stando a quanto si legge nelle carte della Procura, aumentarono l’ossitocina peggiorando ulteriormente l’ossigenazione fetale, di fatto esponendo il feto a una sofferenza durata quasi 30 minuti. La bimba sarà poi trasportata d’urgenza al Policlinico-Mangiagalli nel tentativo di una rianimazione disperata, in ogni caso la neonata aveva già un handicap gravissimo che le avrebbe impedito una vita normale. La denuncia era partita subito dalla famiglia della piccola, la madre, 36 anni, italiana aveva avuto una gravidanza tranquilla, senza alcuna complicazione e la bimba fino al momento del parto era sana.

I problemi erano cominciati, racconta la perizia della procura, quando la mamma e la bimba erano entrate nel reparto di Ostetricia-Ginecologia del San Paolo. I medici che avevano preso in consegna la bimba al Policlinico, arrivata in condizioni disperate, poterono davvero poco.