Milano, 23 ottobre 2019 - La polizia di Milano ha sequestrato beni per 3 milioni di euro a un membro della cosca "Morabito - Palamara - Bruzzanti", egemone nell'area jonica della provincia di Reggio Calabria. Ieri, gli agenti della divisione anticrimine della questura milanese, in collaborazione con i colleghi di Reggio e coordinati dal servizio centrale anticrimine, hanno eseguito il sequestro disposto dal tribunale di Reggio Calabria nei confronti di Bartolo Bruzzaniti, 43 anni, originario di Locri ma da anni residente a Garbagnate Milanese.
Nel Comune dell'hinterland milanese sono stati sequestrati un appartamento da cinque vani, quattro box, sei società, un bar e una licenza tabacchi, oltre a diversi conti correnti e un'Audi Q8. Quando le dichiarazioni dei redditi di Bruzzaniti son superavano i 10mila euro l'anno. L'uomo, aveva già scontato una condanna di 9 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e con i Morabito, che da decenni hanno collegamenti nei Comuni del Sud Milano, aveva rapporti di parentela stretti: la sorella della madre è infatti la moglie di Rocco Morabito, fratello di Giuseppe meglio conosciuto come 'Tiradrittu', per anni latitante e considerato uno dei boss piu' pericolosi della mafia (il padre a sua volta fu definito più pericoloso del boss di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano). Residente a Garbagnate, Bruzzaniti figurava come umile dipendente di una delle società di cui invece si comportava come il proprietario, perché aveva intestato tutti i suoi beni a familiari e prestanome per risultare nullatenente. A tradirlo però era lo stile di vita che conduceva, ed è su questo che si sono concentrate le indagini della polizia di Milano, che ha poi formulato una richiesta di sequestro insieme alla Dda milanese al Tribunale; organo che però si è considerato non competente per territorio in quanto Bruzzaniti era già destinatario di una misura di sorveglianza per una condanna avuta a Reggio Calabria; è stato proprio il giudice reggino dunque ad accettare la richiesta di sequestro, che precede ora la confisca.
Nella vita di Bruzzaniti però non si tratta di una novità: anche il suocero, Domenico Fatiga, pluripregiudicato, nel 2003 aveva subito lo stesso provvedimento, diventato poi definitivo nel 2006 con una confisca completa di tutti gli averi suoi e delle persone a lui vicine. Nel passato di Bruzzaniti anche un coinvolgimento in un'indagine per associazione a delinquere di stampo mafioso, nell'ambito dell'operazione 'Sim card', in cui si era scoperto che dal carcere di San Vittore i boss impartivano ordini all'esterno grazie ad una complessa rete di cellulari e schede sim. Sempre il 43enne residente a Garbagnate aveva partecipato al summit di 'ndrangheta all'hotel 'Costa dei Monaci' di Tropea, dove i clan piu' potenti, come i Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) stabilivano le direttrici dei traffici di droga tra Milano, Torino, Bologna e la Calabria; proprio Bruzzaniti era stato arrestato in un locale di sua proprietà da agenti sotto copertura della squadra Mobile di Torino in un'operazione antistupefacenti.
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