Edilizia, discoteche e spazzatura: ecco la ’ndrangheta spa del Nord

I clan hanno colonizzato le imprese in Lombardia. A cominciare dai cantieri. E ora mirano al turismo di Luca Zorloni

CANTIERE Il settore edile è il più presidiato dalle attività criminali  (Newpress)

CANTIERE Il settore edile è il più presidiato dalle attività criminali (Newpress)

Milano, 29 ottobre 2014 - Cantieri cantieri e ancora cantieri. Movimento terra, costruzione, opere pubbliche e private. Strade e palazzi. In Lombardia la metà degli affari di mafiosi-imprenditori e businessmen collusi, che dieci anni di inchieste giudiziarie hanno portato prima alla sbarra e poi in carcere, sta nell’edilizia. Il cemento vale il 50% di quell’economia della criminalità organizzata che indossa il vestito dell’impresa con tutte le carte in regola (il 37% è movimento terra). E che ingrassa anche nel settore di bar, discoteche e locali notturni (15%), dei servizi (12%, da quelli finanziari ai postali, alle pulizie), delle attività immobiliari e dello smaltimento rifiuti (entrambi al 5%). Mafia spa.

La geografia degli affari malavitosi è al centro della ricerca «Espansione della criminalità organizzata nell’attività d’impresa al nord», condotta da Alberto Alessandri, ordinario di diritto penale all’università Bocconi di Milano, su dieci anni di fascicoli processuali aperti tra il 2000 e il 2010 dalla Procura milanese per il reato di associazione di stampo mafioso. Articolo 416-bis del codice penale. Un complesso di 64 dossier, con inchieste-bomba come «Cerberus», «Parco sud», «Infinito», «Caposaldo» e i due filoni «Valle», che dimostra la colonizzazione dei clan nelle imprese del Nord e smaschera i criminali in grisaglia e ventiquattrore. Su tutti gli uomini della ’ndrangheta: nel 74% dei casi i tentacoli sull’economia lombarda sono quelli dei clan calabresi. L’edilizia è per tradizione il settore più presidiato. Tuttavia il ciclo dei rifiuti e lo smaltimento abusivo, sebbene pesino per il 5% delle attività, sono un business di primo piano curato dagli «imputati delle più importanti indagini», puntualizza la ricerca.

Poi ci sono le quote nel commercio, in impianti sportivi, organizzazione di fiere, trasporto merci. E le ultime diligenze prese d’assalto, che lo studio non registra perché «la nostra indagine si rivolge al passato» chiosa Alessandri (essendo basato solo su fascicoli di processi chiusi). Gli appalti nel Milanese al traino dell’Esposizione universale, su cui si adombra il sospetto, rilevava la quinta relazione del Comitato antimafia per Expo presieduto da Nando Dalla Chiesa, che «il prospettato meccanismo di controllo basato sul referente di cantiere e sul settimanale di cantiere sia rimasto lettera morta». Appalti finiti al centro anche dell’ultima inchiesta della Procura milanese, che ieri ha portato a tredici arresti. E il fenomeno strisciante di bed & breakfast e affitta-camere gestiti dalla malavita, che il Comitato bolla come turismo «in nero». Lo stesso Alessandri vede grigio negli anni più recenti: «Penso che il problema si stia aggravando. La magistratura fa tutto quello che può, manca una coerente risposta delle altre istituzioni».

Le indagini spulciate dal team della Bocconi hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per 322 persone, di cui circa un quinto, 72, sono qualificate come «mafiosi imprenditori». Criminali che usano denaro sporco per avviare imprese «sin dall’origine illegale». Più di una trentina gli imprenditori veri e propri, che scendono a patti con la mafia, chi per aumentare il giro d’affari, chi per ottenere credito negato altrove, chi protezione. Ma perché l’attività fiorisca ci vogliono anche gli agganci giusti. Non solo politici. «Penso che ci sia una grossa partecipazione del mondo degli intermediari finanziari, del mondo bancario – osserva Alessandri – perché senza di quella certe operazioni non possono essere compiute: operazioni immobiliari, trasferimento di denaro all’estero, ripulitura di denaro».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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