Milano, 5 marzo 2017 - Barcellona, Berlino e ora Milano. Il capoluogo lombardo può ambire a far suo un decennio, a diventare il polo d’attrazione culturale più dinamico del continente come successo alla capitale catalana e a quella tedesca. Un’idea che è lecito inseguire, secondo i direttori dei musei cittadini, ieri riuniti a Palazzo Reale per la tavola rotonda organizzata in occasione della prima edizione di «Museocity». Ad autorizzare all’ottimismo sono i numeri del sistema museale: nel 2016 i visitatori delle principali sale espositive statali, civiche e private sono stati 2,3 milioni. Cifre che si avvicinano a quelle del 2015. All’interno del numerone c’è chi perde visitatori rispetto all’anno di Expo ma anche chi ne guadagna come il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia intitolato a Leonardo Da Vinci o il Poldi Pezzoli.
«Abbiamo chiuso l’anno con circa 480mila visitatori – spiega Fiorenzo Galli, direttore del polo espositivo di via San Vittore – a fronte dei 450mila del 2015». «Abbiamo registrato 59mila presenze – fa sapere Annalisa Zanni, direttrice del Poldi Pezzoli –: l’aumento di pubblico è iniziato con le Dame del Pollaiolo, poco prima di Expo, e prosegue ininiterrotto, per fortuna». Tra i musei civici, quelli del Castello Sforzesco restano i più visitati con 596.344 presenze nel 2016, seguiti a distanza dal Museo del Novecento con 244.353 visitatori. Quanto agli spazi statali, il Cenacolo Vinciano batte tutti con 406.863 presenze, la Pinacoteca di Brera è stabilmente oltre i 300mila visitatori (per l’esattezza nel 2016 sono stati 311.311). «Milano città dei musei»: nella metropoli lombarda ci sono 6,3 spazi espositivi ogni centomila abitanti, solo Roma (7,7) e Parigi (6,8) fanno meglio. Mentre Berlino e Londra sono già dietro rispettivamente con 4,7 e 3,1 musei ogni centomila residenti. Una statistica contenuta nella ricerca condotta da «Where Italia» insieme all’Osservatorio Metropolitano di Milano.
«Dopo Expo la nostra città è sicuramente diventata più attrattiva – conferma Zanni –. E questo lo si deve anche ai milanesi perché sono diventati più orgogliosi e consapevoli della loro città». Come evitare di disperdere questo patrimonio ancor prima di valorizzarlo a dovere? Secondo la gran parte dei direttori dei musei milanesi, la filosofia deve essere quella di questo weekend, quella di «Museocity», iniziativa promossa dal Comune e basata sul coordinamento tra i musei. «Fare rete e puntare sulla programmazione condivisa è il modo migliore per promuovere il sistema culturale milanese e attrarre giovani» dichiara Alessandra Quarto responsabile dell’ufficio tecnico della Pinacoteca di Brera. «Ognuno porta qualcosa di suo per una programmazione diffusa e non dirigistica: questo è il modello Milano» conferma Galli. «Museocity unisce 70 musei dando spazio anche ai musei d’impresa. Si è capito quanto è importante fare massa critica» conclude Filippo Del Corno, assessore comunale alla Cultura.
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