Sesto, addio Giuseppe Pasini: fu proprietario delle ex Falck e della Pro

Mattone, politica e calcio nella storia lunga mezzo secolo del più grande imprenditore degli ultimi decenni, che fu il grande accusatore dell'inchiesta sul Sistema Sesto

Giuseppe Pasini

Giuseppe Pasini

Sesto San Giovanni (Milano) -  Il suo papillon colorato, indossato in ogni occasione, resterà per sempre il suo tratto indelebile. Con la morte di Giuseppe Pasini, 91 anni, il più grande imprenditore degli ultimi decenni nel Nord Milano e non solo, finisce davvero un’epoca. Insieme al suo farfallino, ha indossato tantissime giacche Pasini. Quella di proprietario della Pro Sesto, il club biancoceleste di calcio della città che oggi milita in serie C. Di proprietario di Villa Torretta, gioiello cinquecentesco che riportò allo splendore con un lungo restauro e che oggi è un hotel stellato del Gruppo Della Frera. Di candidato sindaco del centrodestra, che sfidò – perdendo - il sindaco cubano Giorgio Oldrini. Di riqualificatore di mezza città, con la riconversione del PalaSesto da casa del basket a palazzetto del ghiaccio per le gare internazionali o la creazione di un distretto artigianale in via Carducci e del cavalcavia Buozzi.

Ma soprattutto Giuseppe Pasini è stato per anni l’imprenditore che ha sognato di portare Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, nel futuro. Era lui il proprietario delle aree dismesse ex industriali della città. Non solo le aree Falck, croce e delizia, ma anche le Breda con i primi insediamenti, le aree Marelli che, sotto di lui, hanno visto la nascita del polo universitario della Statale di Milano, di piazza Indro Montanelli con la fontana di Cascella, delle abitazioni. È il 2000 quando acquista le ex Falck per 400 miliardi di vecchie lire direttamente da Alberto Falck, ultimo esponente della dinastia dell’acciaio. Compra i capannoni da abbattere, i terreni inquinati da 1,5 milioni di metri quadrati e ci mette dentro tutta l’ambizione di un veneto abituato a fare. Raggruppa un pool di esperti di livello internazionali, chiama l’architetto Mario Botta, ma presto arrivano i problemi.

Sfuma l’arrivo di Banca Intesa, l’insediamento della Rai, politica e burocrazia ci mettono fin troppi zampini. Nel 2005 vende a Risanamento di Luigi Zunino: incassa 88 milioni di euro, ma ne perde di più. “Sono scappati i buoi, ormai. Una città vive di lavoro”, ripeteva ogni volta che gli si chiedeva di quel periodo. La storia recente lo ricorda come il grande accusatore dell’inchiesta della Procura di Monza sul Sistema Sesto: quando si presentò davanti ai magistrati denunciò di essere “vittima di soprusi”. Giuseppe Pasini era arrivato a Milano negli anni Cinquanta da Fossalta di Piave (Venezia), come tanti altri in quell’epoca. Insieme ai fratelli Angelo, Antonio, Mariateresa e Fortunato, scomparso a 87 anni solo un mese fa. Aveva appena 21 anni. Dalle ristrutturazioni di case, dalle piastrelle, dalla costruzione degli uffici, mattone dopo mattone, hanno realizzato una vera e propria impresa colossale a gestione sempre famigliare, allargata poi ai figli. Un magnate di provincia, che non si è mai sentito il padrone della città.  

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