
Sembrava profilarsi un derby islamico per gli ex bagni di via Esterle messi a bando dal Comune e destinati a ospitare un nuovo luogo di culto, ma alla fine non è andata così. Sì, le offerte arrivate per l’immobile poco distante da via Padova, ora occupato abusivamente da un centro sociale, erano due. In campo la Casa della Cultura Musulmana di via Padova 144 e il Milan Muslim Center di via Cavalcanti 8, però la documentazione presentata da quest’ultimo Centro non ha soddisfatto i criteri contenuti nel bando comunale, perché i responsabili del Milan Muslim Center non hanno effettuato il necessario sopralluogo in via Esterle e perché il loro statuto non prevede "l’esercizio dell’attività di culto quale attività esclusiva o prevalente", ma punta sulla promozione sociale. Risultato finale: Casa della Cultura Musulmana ammessa alla fase successiva della gara comunale, Milan Muslim Center escluso. Per quanto riguarda l’altro spazio messo a disposizione dal Comune, il terreno di via Marignano ai confini tra Milano e San Donato Milanese, nessuna offerta pervenuta.
La seduta pubblica della commissione giudicatrice che si è tenuta ieri pomeriggio nella Sala Martiri del Comando della Polizia locale di piazza Beccaria, in ogni caso, avvicina sempre di più il via libera alla realizzazione della prima moschea riconosciuta da Palazzo Marino, un fatto a suo modo storico per Milano. Già, perché ora nel capoluogo lombardo ci sono quattro luoghi di culto islamici regolarizzati dal Comune ma nati come non autorizzati e altri 13 spazi abusivi per i fedeli di Allah. La moschea di via Esterle sarebbe la prima autorizzata da un bando municipale. Usiamo il condizionale perché la Commissione giudicatrice ora dovrà stabilire se il progetto tecnico presentato dalla Casa della Cultura Musulmana raggiunge il punteggio minimo previsto dal bando e se l’offerta economica allegata per la costituzione del diritto di superficie trentennale per l’immobile di via Esterle soddisfa la base d’asta di 480.162 euro.
In caso affermativo, la Casa della Cultura Musulmana si aggiudicherà l’immobile e potrà traslocare dall’attuale sede nella poco distante via Padova 144, in cui la comunità prega dal 2000, distinguendosi per un approccio moderato alla fede islamica e ai rapporti con le altre confessioni religiose. Tanto che nel 2009, ai tempi dell’amministrazione comunale di centrodestra guidata dal sindaco Letizia Moratti, la Casa della Cultura Musulmana diretta dall’architetto Asfa Mahmoud è stata premiata con l’Ambrogino d’oro e nel 2019 il presidente della Casa ha firmato il documento sulla fratellanza umana dell’arcivescovo Mario Delpini. Quanto ai numeri, in via Padova 144 attualmente il venerdì pregano circa 2.500 fedeli divisi in cinque turni, mentre nella nuova moschea di via Esterle la Casa della Cultura Musulmana punta a ospitarne 3.500 ogni venerdì.
In attesa della conclusione ufficiale del bando, il centrodestra annuncia battaglia contro la prima moschea in un immobile comunale. Il primo a dar fuoco alle polveri è il consigliere della Lega Samuele Piscina: "L’assegnazione degli ex bagni di via Esterle alla Casa della Cultura Musulmana ghettizza via Padova. Verificherò i requisiti per contenziosi aperti con il Comune". La lumbard Silvia Sardone rincara la dose: "La sinistra sta trasformando il quartiere di via Padova in un ghetto musulmano senza rendersi conto del clima già teso in zona, tra spaccio, occupazioni abusive e prostituzione, andando quindi inutilmente a soffiare sul fuoco dell’insicurezza percepita e reale da parte dei milanesi che ormai sono minoranza". L’assessore regionale alla Sicurezza ed esponente di FdI Riccardo De Corato, infine, sottolinea: "Una nuova moschea in via Esterle? In città ce ne sono già troppe: 13 abusive e 4 regolarizzate dal Comune".