Morto soffocato per una sfida, l'appello del padre: "Non fatelo, ci si rimette la vita"

L'esperto climber Ramon Maj ha perso il figlio 14enne per il "blackout challenge"

Igor Maj mentre scala le sue amate montagne

Igor Maj mentre scala le sue amate montagne

Milano, 13 settembre 2018 - Morto a 14 anni.  Probabilmente vittima di una sfida folle. Se n’è andato così lo scorso giovedì Igor Maj, giovane promessa dell’arrampicata, uno dei figli di Ramon Maj, esperto climber. Letale sarebbe stato l’essersi cimentato nella "blackout challenge", pratica che porta a strangolarsi di proposito fino a svenire.

Basta un attimo per scivolare nella morte. È quel che sarebbe successo a Igor – sul caso stanno ancora indagando i carabinieri – che ha perso la vita nella sua casa a Milano. Distrutta la famiglia, che lancia un appello affinché nessuno più cada in questa trappola mortale. Il padre Ramon Maj è categorico: «Il fenomeno deve generare orrore e non stimolare curiosità. Ci si rimette la vita perché lo strangolamento può portare immediatamente allo svenimento e non si controlla più nulla, si muore e basta», scrive al Giorno. «La pratica – spiega il professor Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica del Fatebenefratelli – è mutuata da un gioco di sadismo praticato dagli adulti. Per gli adolescenti si tratta invece di una sfida, una competizione. Ma è un gioco di morte, un autostrangolamento a tutti gli effetti».

I ragazzi pensano di poter mantenere il controllo, ma così non è: dallo svenimento non controllano più nulla, da qui il «blackout». Cosa succede? «Il cervello va in anossia, resta senza ossigeno, e di conseguenza si rischia arresto respiratorio e poi cardiaco, che porta al decesso. E anche qualora la persona venisse rianimata rischierebbe complicanze neurologiche gravi: dopo 5 minuti di mancanza di ossigeno, si va incontro a danni cerebrali non reversibili, da ritardo mentale a deficit deambulatori». Sui social, intanto, il messaggio dei genitori di Igor è stato condiviso da decine di persone: «Fate il più possibile per far capire ai vostri figli che possono sempre parlare con voi, qualunque stronzata gli venga in mente di fare devono saper trovare in voi una sponda, una guida che li aiuti a capire se e quali rischi non hanno valutato. Noi pensiamo di averlo sempre fatto con Igor, eppure non è bastato. Quindi cercate di fare ancora di più, perché tutti i ragazzi nella loro adolescenza saranno accompagnati dal senso di onnipotenza che se da una parte gli permette di affrontare il mondo, dall’altra può essere fatale».

L’associazione alpinistica «Ragni di Lecco», che ha incontrato Igor più volte durante le gare di arrampicata, rimarca il concetto sempre sui social, soffermandosi «sull’incomprensibile, ma reale, pericolo mortale» di questa pratica, «esistente da decenni ma sempre più in espansione per la capacità virale dei video». In lutto pure la palestra Boulder&Co. Climbing gym di Agrate Brianza, dove il ragazzino si allenava, che ha cancellato una festa prevista per venerdì, «per rispetto e perché non ce la sentiamo di festeggiare. Tutta la palestra, la squadra e lo staff si stringono in cordoglio ai genitori, al fratello e alla sorellina. Ciao Igor, ci mancherai, per noi ci sarai sempre». Oggi l’ultimo saluto, alle 15.30, nella sala del cimitero di Lambrate.

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