MILANO – Ore 4 di domenica 24 novembre. C’è un ventenne che sta tornando a casa dopo aver terminato il turno di lavoro. È all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta quando sente le sirene sempre più vicine: alza lo sguardo e vede un TMax con due ragazzi in sella inseguito da una macchina dei carabinieri. Lo scooter e la Giulietta sono quasi affiancati in quel momento, dopo una corsa a tutta velocità di otto chilometri iniziata 20 minuti prima in viale Monte Grappa, e puntano proprio verso di lui, tanto che sarà costretto a fare due passi indietro per non trovarsi proprio nel punto d’impatto: un video ne mostra le gambe illuminate dai fari dell’auto.
Martedì mattina il testimone oculare, che avrebbe assistito in diretta all’incidente in cui è morto il diciannovenne egiziano Ramy Elgaml, è stato sentito dal pm Marco Cirigliano per riferire la sua versione dei fatti nell’inchiesta per omicidio stradale condotta dai militari del Nucleo investigativo di via Moscova. Stando a quanto risulta al Giorno, il giovane ha descritto la scena parlando di due mezzi vicinissimi tra loro: a un certo punto, come si vede anche nelle immagini registrate da una telecamera comunale, lo scooterista (senza patente e positivo al Thc) ha provato a girare a sinistra, senza mai completare la curva; a quel punto, l’autista della Giulietta avrebbe frenato per evitare l’impatto con il motorino che aveva decelerato improvvisamente (“Ho sentito il rumore delle gomme sulle rotaie del tram”).
A quel punto, ci sarebbe stato il contatto tra i due veicoli, poi usciti entrambi fuori strada: lo scooter è finito contro il marciapiedi, disarcionando Bouzidi e Elgaml, mentre l’auto dei militari ha terminato la sua corsa contro il semaforo (lo stesso contro il quale potrebbe aver sbattuto il diciannovenne prima che il palo venisse abbattuto dalla macchina). Il testimone ha descritto l’impatto come fortuito, provocato dalla concitata dinamica dell’inseguimento, escludendo quindi che sia stato provocato in maniera deliberata dall’autista.
Detto questo, ha aggiunto un altro particolare che andrà verificato con estrema attenzione: “Ho girato un video con il cellulare, ma i carabinieri me l’hanno fatto cancellare”, ha spiegato, dicendo di aver ripreso gli ultimi secondi prima dell’incidente. Il pm gli ha chiesto se i militari abbiano visto il contenuto del filmato prima di chiedergli di eliminarlo; e il ragazzo ha risposto di “no”. Lo smartphone è stato sequestrato dagli investigatori per essere sottoposto ad approfondimenti tecnici, così da cercare riscontri a quanto messo a verbale dal testimone oculare. Un nuovo fronte si è aperto così nell’indagine che vede indagati Bouzidi (l’interrogatorio del gip in programma mercoledì è stato rinviato a data da destinarsi per i postumi del ricovero in ospedale e dell’intervento chirurgico al volto) e il vicebrigadiere che guidava la Giulietta.
Un fronte che si aggiunge a tutti gli altri da giorni sotto la lente degli inquirenti. Quello sul possibile urto è emerso sin dall’inizio, anche perché già nella prima comunicazione alla Procura gli agenti della polizia locale hanno parlato di una “collisione” tra la parte anteriore del fianco sinistro della Giulietta (da approfondire alcuni segni sul paraurti) e la parte posteriore destra del motorino, aggiungendo che a seguito “di tale urto” il TMax si sarebbe ribaltato sul fianco sinistro.
Una ricostruzione sulla quale il filmato dell’occhio elettronico di via Solaroli non dà alcuna certezza, ma che adesso pare trovare conferma dal racconto del testimone. E poi bisogna riavvolgere il nastro dell’inseguimento, tornando alle 3.40 in zona corso Como e ripercorrendo la strada minuto per minuto attraverso telecamere, dashcam e bodycam, nonché esaminando le comunicazioni avvenute in quel lasso di tempo tra i tre equipaggi coinvolti e i colleghi della centrale operativa.
Senza dimenticare lo screening accurato degli interventi delle forze dell’ordine di quella notte per trovare possibili compatibilità tra gli oggetti ritrovati nel borsello di Bouzidi (una catenina d’oro spezzata, 850 euro e uno spray al peperoncino) ed eventuali scippi o rapine con bottini simili.