Morto il poeta Giampiero Neri: era fratello di Giuseppe Pontiggia

Il lavoro in banca e la produzione letteraria con pseudonimo. Nel 1976 l'esordio: diventerà una "colonna" della cosiddetta linea lombarda

Giampiero Neri (Interlinea)

Giampiero Neri (Interlinea)

Lutto nel mondo della cultura. E' morto nella notte fra martedì 14 e mercoledì 15 febbraio a Milano il poeta Giampietro Pontiggia, conosciuto con lo pseudonimo di Giampiero Neri. Era nato a Erba il 7 aprile 1927, aveva 95 anni ed era il fratello maggiore di Peppo Pontiggia cui fu legato, per tutta la vita, da un complesso rapporto. La giovinezza, nella sua amata provincia lombarda, era stata toccata da due segni opposti. Da una parte l'uccisione del padre, nel 1943, in un agguato nei torbidi della guerra civile, dall'altra l'incontro con il professor Luigi Fumagalli, all'Istituto Annoni di Erba, che lo fece sognare con i suoi paradossi, le lezioni all'aperto e l'amore per i classici. Al termine della guerra 

Gioventù e lavoro

Neri conseguì il diploma di maturità scientifica, si iscrisse poi alla facoltà di Scienze Naturali, ma sarà un percorso che non riuscirà a terminare anche per far fronte alle esigenze economiche della famiglia. Nel 1947 inizierà a lavorare presso il Banco ambrosiano e in banca, pur passando da diversi Istituti, resterà fino all'età della pensione. 

Le opere

Incoraggiato dal fratello Giuseppe, Neri continuò a coltivare la passione letteraria. I suoi primi testi uscirono nel 1971 per l'Almanacco dello Specchio di Mondadori. Tardivo, poi, il suo esordio, del 1976, con una prima raccolta intitolata L'aspetto occidentale del vestito, pubblicata da Giovanni Raboni nei "Quaderni della Fenice" di Guanda. All'uscita della sua prima opera, subito, fu pure entusiastica l'accoglienza di Giovanni Giudici che, sul "Corriere della Sera", lodò i suoi versi distillatissimi, austeri e severi. E, nel contesto di quella che Luciano Anceschi definì la "linea lombarda", Neri, considerato il decano della scuola, era da molti conosciuto anche per la sua attitudine petrosa, per la sua ricerca di compattezza stilistica, per il suo carattere schivo che gli valse una celeberrima definizione di Maurizio Cucchi, quella di "maestro in ombra" della poesia italiana.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro