Morto Curzio Maltese, il giornalista proletario che amava la bellezza: il ricordo

Era malato da tempo, la stima e i racconti di amici e rivali ai tempi di Sesto San Giovanni

Curzio Maltese

Curzio Maltese

Curzio Maltese a Sesto San Giovanni ci aveva vissuto qualche anno. Una parentesi in quella che era ancora la città dell’acciaio, rossa e piena di fabbriche. Una parentesi che gli era rimasta profondamente dentro. "Era rimasto molto legato a Sesto San Giovanni, anche se la sua carriera lo aveva portato lontano. Ma ricordava con nostalgia e affetto la nostra città", dice Peppino Gallizzi, giornalista di lungo corso, mentre è allo Stadio Breda a tifare la Pro Sesto.

Del resto, nato da una famiglia operaia, a Sesto Maltese non poteva che trovare la sua casa ideale. Senza fronzoli, con una forte identità, spigolosa come lui. Tutto quello che rimproverava nostalgicamente alla nuova Milano passata da essere città operaia e borghese a metropoli opulenta, ma senza più anima. "Aveva così rispetto dei soldi che detestava chi li rubava così come chi li ostentava. La sua allergia per i nuovi ricchi nasceva da lì", ha rivelato Massimo Gramellini. Giornalismo, impegno civile e politica, un tutt’uno per Maltese, un tutt’uno per quell’epoca. "Era un proletario assetato di giustizia, bellezza e cultura", lo ricorda Gad Lerner.

Il primo periodo lo passa tra radio libere e fabbriche, per poi dedicarsi totalmente al giornalismo. Sport e cronaca per La Notte, la Gazzetta dello Sport, La Stampa , dove compaiono i primi corsivi politici, poi l’approdo a La Repubblica . "Quando ci siamo sentiti l’ultima volta, ha avuto la forza di ridere ricordando il giorno in cui giovane come me al ‘calcio’ della Gazzetta, scrisse l’articolo sul Milan – ricorda il collega Antonello Capone –. Poi invece di consegnare le cartelle al capo, le mise sopra pensiero assieme alla rubrica nel cassetto. Chiuse e se ne andò. Lo rintracciammo a Sesto San Giovanni. Rientrò con la chiave e disse con la sua ironia: ‘Evidentemente queste cartelle sapevano di non essere memorabili’".

Autore tv, appassionato di cinema e teatro – ma anche tifoso del Milan e giocatore di flipper – per poco non fu candidato sindaco a Milano per "Milano in Comune" contro Beppe Sala e Stefano Parisi. Amore e odio con il capoluogo, come aveva raccontato nel suo libro “I padroni delle città“. La carriera politica la concretizzò poi con le Europee del 2014, quando si candidò con L’Altra Europa con Tsipras ed entrò dopo la rinuncia di Moni Ovadia. "Provato dalla malattia, si è impegnato fino all’ultimo per un Paese più giusto".

 

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