Morti d’amianto alla Scala, l’elenco si allunga

Altri due decessi riconosciuti come malattia professionale. E spunta anche il caso del tenore Manganotti, scomparso nel 2017

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Altre quattro morti collegate all’amianto tra gli artisti e il personale che nei decenni hanno lavorato alla Scala. E un esperto epidemiologo, specialista in mesoteliomi, che in aula avverte: "Alla Scala l’amianto era molto diffuso, le fibre presenti nel sipario si spargevano con pericolo non solo per le maestranze, ma anche per il pubblico".

È ripreso così, dopo lo stop legato al virus, il processo contro cinque dirigenti del Piermarini imputati di omicidio colposo per la morte causata dall’amianto in una decina di dipendenti. E nel frattempo alla lista si sono aggiunti altri quattro decessi avvenuti tra il 2014 e il 2019 (tre per mesotelioma pleurico e uno per tumore polmonare), ma solo di recente emersi grazie al lavoro di ricerca del Comitato ambiente salute Scala. Di questi, due sono stati riconosciuti dall’Inail come morti per malattie professionali: si tratta dell’ex corista Pietro F., scomparso il 28 agosto 2017 all’età di 78 anni, in teatro dal 1970 al 1992, e dell’ex magazziniere Norberto P., morto a 56 anni nel gennaio 2014. I due decessi “sospetti“ sono quelli di Giovanna C., deceduta il 28 agosto 2019, che lavorò in teatro tra il ’50 e il ’52 e dal ’65 al ’95, e del tenore Gianfranco Manganotti, morto di mesotelioma nel 2017 all’età di 83 anni e apparso con regolarità al Piermarini (e in altri teatri come Fenice e Arena) in cinque stagioni tra gli anni ’60 e gli anni ’80. "Ci metteremo in contatto con i familiari dell’artista", dicono i portavoce del Comitato. A rispondere alle domande del pm Maurizio Ascione, davanti al presidente della nona sezione penale Mariolina Panasiti, è stato Enzo Merler, già responsabile del Registro mesoteliomi del Veneto, uno dei massimi esperti in patologie da amianto. Merler ha esordito sottolineando come il mesotelioma sia una malattia che non lascia scampo e ha aggiunto che alla Scala l’amianto era molto diffuso, presente nel sipario nella sua modalità in fibre, mettendo in pericolo non solo chi in teatro lavorava ma anche il pubblico, ignaro dei rischi. Il processo per le morti bianche alla Scala è ripreso dopo 8 mesi di sospensione delle udienze dovute al virus. "Chiediamo che ora avanzi il più velocemente possibile e si concluda con la condanna dei responsabili", sperano i rappresentanti delle associazioni che riuniscono i lavoratori costituitesi parti civili come il Comitato ambiente salute Scala, Medicina Democratica e il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio.

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