Monte Nero ricordi, tram e Redefossi

Maurizio

Cucchi

Ritorno in viale Monte Nero, dove mi incontro con Cesarina Vegni, residente in zona e autrice di un paio di raffinati libri di versi: "Note di passaggio" (LietoColle 2016) e "Il corpo quotidiano (Stampa 2009). Ci aggiriamo in questa strada sempre molto ricca di cose e traffici vari, ma anche di storia, e me ne faccio raccontare da lei qualche istruttivo particolare. Mi ricorda che "il viale si chiamava, prima della Grande Guerra, ‘di Porta Romana’, partiva dalla Piazza omonima, oggi Medaglie d’oro. Una volta c’era qui il Villino Rusconi, da tempo è un susseguirsi di edifici antichi e palazzi anni Cinquanta o Sessanta. Ma è piacevole osservare, al n.14, uno stabile grande, del ‘27, o al 48, quello con un portone gigantesco, forse per il passaggio di carrozze a cavalli. Ci sono però anche sprazzi di verde: "Due giardinetti, uno davanti a via Lattuada, uno in via Bergamo. Ci andavo da bambina, ricordo quelle polle d’acqua, con finte grotte e le piscine per le mie barchetta di carta". Per fortuna resistono due librerie: "Una è aperta da oltre quarant’anni, l’altra, più recente, è dedicata alla cultura della montagna". Da ragazzo venivo in Monte Nero per andare al cinema Astoria: "È stato prima sostituito da un cinema a luci rosse e poi da un ristorante. Rimane, verso Cinque Giornate, il Colosseo, oggi multisala". E il famoso tram? "Oggi c’è il 9, un tempo era il 29-30, ricordato dal poeta Giovanni Raboni. E una volta c’era il leggendario Gamba de legn". E sotto la superficie? "Allora dobbiamo parlare - continua Cesarina - del Redefossi, coperto negli anni Trenta, come gran parte dei nostri canali. Mi raccontavano un fatto del 1930 circa. Poco prima di via Bergamo, su un muro, c’è una cappelletta votiva con immagine della Madonna, in ringraziamento per il salvataggio di un bimbetto: scivolato dalle braccia della mamma, era caduto nella sottostante roggia che alimentava il Redefossi e avrebbe potuto trascinarlo chissà dove…".