Milano, paura per una ragazza: "Io, aggredita dal branco sul treno"

Il caso a novembre. Nel gruppo, il nigeriano di Porta Garibaldi

L’EPISODIO Sulla linea Lecco Milano giunto a Porta Garibaldi di sera la stessa stazione  dove è avvenuta l’aggressione del 20 luglio  (a sinistra)

L’EPISODIO Sulla linea Lecco Milano giunto a Porta Garibaldi di sera la stessa stazione dove è avvenuta l’aggressione del 20 luglio (a sinistra)

Milano, 10 agosto 2018 -  «Ero convinta che mi sarebbero saltati addosso. Tutte le circostanze erano favorevoli a loro: carrozze deserte, io da sola, non avevo nulla per difendermi. Per fortuna sono riuscita a scappare». Momenti di terrore che ancora le fanno venire i brividi. A raccontare al Giorno quello che le è accaduto è la donna di 33 anni che lo scorso 9 novembre si è trovata a fronteggiare un gruppo di molestatori sul treno Lecco-Milano Porta Garibaldi. «Quattro ragazzi di colore», spiega. Tra loro, Onyekachi Craxi Kecious, il nigeriano 31enne arrestato nei giorni scorsi per violenza sessuale dopo aver cercato di stuprare una ragazza di 25 anni, che lo ha neutralizzato usando uno spray al peperoncino, alla stazione di Porta Garibaldi il 20 luglio. A novembre Craxi Kecious era stato bloccato e denunciato sempre per violenza sessuale, in concorso con un’altra persona, dai carabinieri del Nucleo operativo e del Radiomobile di Monza.

Cosa è accaduto?

«Erano le 21.30. Ero sul treno Lecco-Milano e ricordo di aver notato questo gruppo di stranieri. Mi ero seduta in un vagone lontano dal loro ma a un certo punto me li sono trovati accanto: uno ha strofinato le sue parti intime sul mio braccio. Forse proprio Craxi Kecious. Ricordo che tutti mi guardavano e dicevano frasi del tipo “ha paura, ha paura”. Io sono rimasta seduta e ho telefonato a mio padre. Credevano che chiamassi la polizia e si sono avvicinati ancora di più. A quel punto mi sono alzata e ho iniziato a correre. Un incubo vedere davanti a me solo carrozze deserte. In un vagone ho notato un altro ragazzo straniero, pure lui solo, e gli ho chiesto di potermi sedere vicino a lui. Mi sentivo più tranquilla con un’altra persona».

E il branco dov’era?

«Si era fermato più indietro. Il cuore mi batteva all’impazzata, nel frattempo mio padre aveva già allertato i carabinieri».

E poi?

«Ho incontrato il capotreno. Gli ho segnalato l’accaduto e l’ho esortato a bloccarli. Lui in un primo momento non voleva intervenire, credo per paura, ma io sono rimasta basita e gli ho detto che avrei potuto denunciare anche lui. Poi, arrivati alla stazione di Monza, il treno si è fermato e c’erano i carabinieri. Sono intervenuti loro: hanno bloccato il branco, solo uno di loro è riuscito a scappare».

Hai cambiato le tue abitudini?

«Avevo preso quel treno per una necessità di quel giorno. Non lo prenderò più di sera e da sola. Alcuni me lo avevano sconsigliato anche allora ma io non pensavo mi sarebbe capitata una cosa del genere. Mi sento vicina a tutte le donne che hanno subito molestie in circostanze simili: esprimo loro tutta la mia solidarietà».

Dopo le denunce, l’iter si è concluso?

«Mi è arrivata la notizia di archiviazione. Ma dopo quanto accaduto a Porta Garibaldi mi auguro che il caso non venga chiuso».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro