"Mio padre deportato ad Auschwitz Il mio viaggio per trovare la sua tomba"

Per la Giornata della Memoria il racconto di Sabino Mustacchi agli studenti dell’Istituto Comprensivo . Cinquant’anni di ricerche per ricostruire i fatti: "Tradito da un parente, morì a Dachau". Ora riposa a Trieste

Migration

di Valeria Giacomello

Una celebrazione del Giorno della Memoria che gli studenti delle terze medie dell’Istituto Comprensivo non dimenticheranno mai grazie alla testimonianza di Sabatino Mustacchi (nella foto a destra), il cui padre è morto a Dachau e la cui storia è stata raccontata nel libro "Il ritorno a casa di Marco Moise". L’evento, organizzato dall’Anpi con il patrocinio del Comune, si è svolto presso il centro polifunzionale di Bettolino. Accompagnati dai loro insegnanti, i ragazzi hanno ascoltato il racconto di Sabatino, dove ricordi personali e la storia della sua famiglia sono indissolubilmente legati alla storia dell’Olocausto e dell’Italia ai tempi delle leggi razziali. Per conoscere tutti i fatti legati alla cattura di suo padre fino al tragico epilogo nel campo di concentramento ci sono voluti quasi 50 anni durante i quali Sabatino ha effettuato estenuanti ricerche su documenti storici e ascolto di testimoni, un lungo viaggio nella memoria iniziato dal fortuito ritrovamento della tomba di Marco Moise presso il cimitero militare italiano a Monaco di Baviera. "Per lunghi anni ho chiesto dove fosse mio papà - ha raccontato - ma mia mamma non ha mai voluto raccontarmi tutta la verità per paura che l’odio potesse accecarmi. Ho scoperto nel tempo che i miei genitori non si sono mai potuti sposare civilmente, perché agli ebrei era vietato farlo. Che a due anni di età, essendo figlio di ebrei, avevano già messo una taglia sulla mia testa. Che per sfuggire alla deportazione hanno vissuto per anni nascosti fino a quando mio padre è stato tradito da un parente che, per denaro, lo ha venduto ai fascisti. Che mio padre è stata torturato, deportato ad Auschwitz su un treno bestiame e costretto ai lavori forzati, fino a morire di tifo a Dachau il 15 maggio del ’45, pochi giorni dopo che il campo era stato liberato. Nel 2002 mi sono recato a Monaco di Baviera per visitare la tomba di mio padre. Quando il suo corpo è stato traslato, indossava ancora la divisa a righe da prigioniero. Nella tomba avevano seppellito anche una bottiglia, nella quale papà aveva sigillato un biglietto con le sue ultime volontà. Purtroppo, per la cattiva conservazione del manufatto, il messaggio è andato perduto. Ora la sua salma è stata riportata nella sua amata città di Trieste, dove giace nel cimitero della comunità ebraica. Il suo lungo viaggio è terminato, papà è tornato a casa". Molte le domande rivolte a Sabatino dalla giovane platea. "Abbiamo preparato i nostri studenti con molta cura - ha spiegato la dirigente scolastica Laura Corradini - perché il compito della scuola è di accompagnare i ragazzi nel percorso di costruzione del loro futuro, che non può che partire dal valore della memoria".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro