Milano, il 75% degli edifici da rifare entro 10 anni: "Chi paga questi lavori?"

Superbonus agli sgoccioli, cantieri fermi e famiglie con bassi redditi nella totale incertezza L’appello: "Non incentivi a pioggia, ma sostegni mirati per un risparmio energetico concreto"

Gli incentivi del Superbonus 110 sono ormai agli sgoccioli

Gli incentivi del Superbonus 110 sono ormai agli sgoccioli

Milano – Il primo dato è la frenata degli investimenti legati al superbonus 110%, arrivato ormai agli sgoccioli. Il secondo è quello sulla riqualificazione “green“ delle case che, in chiave milanese, vede un 75% degli edifici in città in classe G, F o E (fonte Cened), quindi da rinnovare energeticamente secondo la direttiva europea.

La quota è superiore rispetto a quella lombarda (758.827 edifici, circa il 53% del totale, da rinnovare entro il 2033) proprio per la peculiarità del territorio metropolitano, dove c’è una concentrazione maggiore di case vetuste rispetto ad altre province al centro di recenti progetti di sviluppo immobiliare.

Una situazione, con l’aggiunta di cantieri fermi e imprese edili in crisi, esplosiva soprattutto per le zone periferiche, dove centinaia di interventi di riqualificazione di condomini rischiano di non vedere mai la luce mentre la transizione “green“ si profila come un nuovo problema per famiglie con bassi redditi.

"Di certo le famiglie vanno aiutate e sostenute in questo percorso che, se correttamente governato, è un’occasione per valorizzare il patrimonio e per ridurre costi e impatto sull’ambiente", spiega Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene-Imprese per la riqualificazione energetica degli edifici, che ha firmato il rinnovamento di 110 edifici nella Città metropolitana con un 55,31% di efficienza energetica media ottenuta.

"Non servono incentivi a pioggia – prosegue – proponiamo piuttosto un riordino dei bonus edilizi, evitando di replicare gli errori del superbonus. Bisogna premiare, in sostanza, chi fa investimenti reali e tangibili sulla riqualificazione energetica, in grado di creare un beneficio per tutta la comunità. Attendiamo intanto agosto, per valutare nel concreto gli scenari legati alla direttiva sulle “case green“". Un futuro incerto, mentre il presente vede la grande frenata del superbonus, dopo che gli incentivi hanno gonfiato la bolla, fra imprese edili improvvisate spuntate da un giorno all’altro e costi dei lavori andati alle stelle che hanno finito per gravare sulle casse dello Stato.

Il monitoraggio mensile dell’Enea, per la prima volta, registra una frenata delle asseverazioni e degli investimenti. Le ultime rilevazioni, aggiornate al 30 aprile scorso, attestano un incremento nazionale rispetto al mese di marzo, dello 0,9%. Il dato più basso da diversi mesi a questa parte (era stato del +4,9% al 31 marzo e del +3,4% al 28 febbraio).

"È evidente – spiega il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi - che inizia il calo degli investimenti, che porterà di qui a poco all’azzeramento totale, dopo la frettolosa decisione di cancellare le detrazioni fiscali introdotte dal governo Conte. Le conseguenze per l’economia e per l’occupazione saranno molto pesanti. Ogni miliardo investito sul Superbonus, ha creato 15.132 posti di lavoro: 8.018 nel settore dell’edilizia, 3.641 nell’indotto diretto dei fornitori, 3.473 nell’indotto indiretto".

Punta il dito sulle decisioni del Governo anche Riccardo Cutaia, segretario generale della Feneal-Uil Lombardia, il sindacato dei lavoratori dell’edilizia. "Un vero e proprio attacco al settore e al lavoro – sottolinea –. È rimasta solo una misura per ricchi che, tolto lo sconto in fattura e la cessione del credito a terzi, possono avere la disponibilità economica per fare investimenti.

Al contrario i cittadini che vivono nel 70 per cento del nostro patrimonio edile, pensionati, precari, disoccupati, partite Iva (tra questi ci sono 7,8 milioni d’incapienti, che non fanno neppure la dichiarazione dei redditi) non potranno più accedere alla misura nonostante l’Europa ci chieda di efficientare edifici e città".

Intanto le imprese progettano soluzioni per affrontare la sfida della rigenerazione di città messe alla prova dal cambiamento climatico. Stantec, società di progettazione ingegneristica e architettonica, ha ideato un approccio che utilizza "metodi naturali", trovando le soluzioni nell’ambiente. "Il nostro intervento in caso di riqualificazione sia urbana che di edifici – spiega Marco Lassini, responsabile della divisione Cambiamenti climatici – è capire di quali servizi si ha bisogno e dove, e vedere se la natura in qualche modo magari li sta già facendo".

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