Milano prima, ma per le denunce In testa per furti in negozi e auto

Stando ai dati del Ministero, nella Città metropolitana alto anche il numero delle rapine in strada. Settimo posto per le violenze sessuali, quasi raddoppiate in un solo anno quelle commesse dal “branco“

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Un primato davvero poco invidiabile. Premesso che in termini assoluti i reati sono in calo in tutt’Italia, Milano è però in testa alla classifica delle città che nel 2021 hanno registrato il maggior numero di denunce. Nel corso dell’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il procuratore generale Francesca Nanni ha spiegato che sono stati più di 193 mila i reati commessi nella metropoli nel solo 2021, stando ai dati diffusi dal Ministero dell’Interno. Roma - tra le grandi città - è solo quinta, Napoli decima.

Se si scende nei particolari, il capoluogo lombardo (meglio: la Città metropolitana) è in testa nel numero delle denunce per furti (più di 95 mila nel 20121) forse anche perché (osservano gli ottimisti) in altre città i derubati nemmeno denunciano più. Comunque sia, Milano è primatista per i furti nei negozi e per quelli nelle auto in sosta. E sempre stando alla mappa diffusa dal dipartimento ministeriale della Pubblica sicurezza, la città è seconda nella specialità della rapine in strada, terza come numero di denunce per associazione per delinquere, settima per le violenze sessuali.

Su quest’ultimo fronte c’è stato - osserva Nanni - un considerevole aumento dei fascicoli a carico di ignoti, quasi raddoppiati per le violenze di gruppo. Abusi che vengono spesso perpetrati "da persone sconosciute, spesso mediante la somministrazione occasionale alle vittime di benzodiazepine, approfittando di un momento di distrazione, solitamente in bar, discoteche e locali di ritrovo".

Nella relazione, tra l’altro, si precisa che "con l’introduzione del Codice Rosso" per contrastare le violenze di genere, "il numero delle comunicazioni delle notizie di reato è cresciuto significativamente" determinando da un lato un aumento consistente di qesti procedimenti specializzati, ma dall’altro - paradossalmente - un allungamento dei tempi di trattazione visto il l carico di attività che si è abbattuto sul dipartimento della Procura impegnato su questo fronte. In merito ai reati di pedopornografia, poi, "durante il periodo Covid si è assistito ad un aumento del 75% dei reati online con vittime minorenni principalmente a causa dell’evoluzione tecnologica".

Capitolo sempre doloroso quello delle morti bianche. In generale, la ripresa dell’economia dopo la crisi determinata dalla pandemia, ha provocato "con un prevedibile quanto desolante automatismo - scrive Nanni - un aumento degli infortuni, soprattutto nei cantieri edili". L’esame dei casi ha fatto emergere "un quadro di approssimazione formativa, quando non totalmente assente, delle manovalanze" e gli "scarsi controlli hanno incentivato il sorgere di imprese solo formalmente idonee alla gestione dell’attività". A ciò si aggiunga che "la scarsità delle strutture disponibili per l’attività edilizia, in particolar modo i ponteggi, divenuti merce introvabile - scrive la Procura generale - ha fatto sì che si faccia ampio ricorso a cooperative di servizi spesso di grande opacità".

Un “allarme minori“ è quello lanciato invece dal presidente della corte d’appello Giuseppe Ondei. Le misure cautelari emesse dal tribunale per i minorenni nei soli primi sei mesi del 2022 - ha detto - "hanno raggiunto l’elevato numero di 182" rispetto alle 137 emesse nello stesso semestre dell’anno prima. "Appare chiaro come il disagio minorile tradottosi in devianza sia divenuto sempre più preoccupante mentre nessun intervento di potenziamento abbia riguardato il sistema giudiziario minorile per consentire allo stesso di assicurare risposte adeguate ai bisogni crescenti".

Mario Consani

mail: mario.consani@ilgiorno.net

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