
Dieci vescovi e molti sacerdoti hanno concelebrato, ieri pomeriggio, la messa nel duomo di Milano, il tempio degli affetti di don Luigi Negri, lombardo nel cuore e protagonista per molti anni anche della Chiesa ambrosiana. Il suo feretro era giunto nel capoluogo meneghino nel primo pomeriggio, direttamente da Ferrara dove era stato salutato, davanti alla chiesa di San Francesco, da una folla di amici, parenti, fedeli, semplici conoscenti, molti di Comunione e Liberazione. Il commiato era avvenuto con alcuni canti e un lungo applauso. Nel duomo, davanti a tantissimi fedeli, i vescovi avanzano fino all’altare dove si posizionano in attesa dell’inizio del rito. Il vescovo di Milano Mario Delpini legge subito il messaggio del cardinale Angelo Scola: è impossibilitato a intervenire ma ricorda con affetto monsignor Negri, amico di una vita, il suo impegno missionario, il servizio svolto come vescovo, "occasione per testimoniare l’amabilità della Chiesa". Sottolinea la sua competenza teologica e storica e le sue (ben note) capacità educative: "Ha formato la personalità di tanti".
Nell’omelia Delpini parla di comunità, facendo riferimento al brano del Vangelo di Giovanni appena letto: "I discepoli, dice, non si distinguono per santità e armonia fra di loro, né per l’inclinazione all’eroismo o per il coraggio della testimonianza ma sono uomini come tutti". La loro è "una povera fede" nella quale però emerge "l’appartenenza alla comunità che si riunisce in suo nome: ciò che separa dalla comunità impoverisce. L’individualismo che l’epoca moderna ha insinuato anche nella gente della nostra terra suggerisce di indebolire le appartenenze, di cercare nel privato il principio della propria tranquillità e la condizione per realizzare la propria identità". Ma monsignor Luigi Negri, spiega ancora Delpini, ha vissuto con intensità la sua appartenenza alla Chiesa, al movimento di Comunione e Liberazione "con i suoi modi perentori e il suo linguaggio tagliente. E noi celebriamo oggi la Pasqua di Gesù perché si compia per lui quell’essere di Cristo che introduce nell’appartenenza alla Chiesa nella comunione dei santi". Poi il vescovo parla di "grazia e perdono" e torna sui limiti delle persone e i tanti conflitti: "Come potranno questi discepoli, così presi dalle loro beghe interne, diventare testimoni di Gesù? La comunità dei discepoli non può restare un luogo chiuso per timore delle ostilità e antipatie del mondo". Delpini conclude chiedendo che don Luigi "con i suoi scritti e il suo insegnamento, con il suo ministero e le sue sofferenze, anche ora interceda invocando per tutti lo Spirito della riconciliazione".
Il tutto "proprio in questa cattedrale, proprio in questa città. In questa terra, in questa Chiesa dove monsignor Negri ha scelto, approfondito, vissuto la sua appartenenza, si è sentito milanese e ambrosiano, come attesta la sua scelta che il suo funerale fosse celebrato anche nella chiesa di Milano, in rito ambrosiano. Qui ha incontrato, scelto, coltivato il carisma di don Giussani e la sua appartenenza a Comunione e Liberazione. Qui ora si celebra questo momento solenne del funerale con il mistero della nuova ed eterna alleanza che fa sintesi del suo ministero di prete, di intellettuale, di vescovo di San Marino e di Ferrara. Qui ora gli amici e tutta la Chiesa ambrosiana lo accompagnano con la preghiera, l’affetto, la gratitudine per il bene compiuto". Alla celebrazione è seguita la tumulazione al cimitero di Vignate (Milano) nella tomba di famiglia, come espressamente voluto dallo stesso arcivescovo emerito.
Alberto Lazzarini