Felice Cilio aveva una vera passione per il suo lavoro. Il mestiere appreso in famiglia, una carriera nel settore delle costruzioni consolidata in oltre cinquant’anni di attività sempre a maniche rimboccate. Prima la “Fratelli Cilio“, fondata nel 1974 con i familiari. Dal 1979 l’avventura in proprio con la “Cilio Felice“, ancora vivace presenza nel settore edile a Milano e in tutta la provincia. Nel 1999 il battesimo di Cisav.srl, società immobiliare del segmento costruzioni civili e industriali. Ancora lui, Felice, l’amministratore unico. L’ultima nata è l’Impremaci srl, altra società del ramo, con Cilio socio al 50%. Pagine e pagine in rete a restituire l’attività, le immagini e i rendering di palazzine e capannoni realizzati ex novo o ristrutturati, con la forza del mestiere e un occhio all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità. Il cuore dell’azienda in via Ticino, a Cusano Milanino, da sempre. "Non lo conoscevo – spiega la sindaca Carla Pessina (nella foto) –. Sono molto dispiaciuta". Una vita di lavoro finita ai piedi di una scala. In cantiere. Le indagini chiariranno la dinamica dei fatti. Ma l’età della vittima fa comunque parlare. E a Cusano sono listati di nero i commenti di alcuni cittadini. "Morire in cantiere ristrutturando un loft. A 75 anni. Semplicemente inaccettabile". La fine dell’imprenditore riaccende i riflettori sugli infortuni mortali, una strage con la Lombardia maglia nera: nel 2023, le vittime sono state 133 e l’hinterland dopo Brescia è in cima alla triste classifica. I sindacati chiedono alla politica e alle istituzioni "una risposta forte" per azzerare la mattanza di lavoratori. Formazione, prevenzione, controlli le parole chiave per fermare la strage, ma la pratica è ancora troppo distante dalla teoria. M.A.
Bar.Cal.