Medico arrestato per abusi sessuali, i racconti choc delle pazienti violentate

La testimonianza: "Avevo fiducia in lui, non ho trovato la forza di oppormi. Sono fuggita in bicicletta, avevo paura"

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

"Sei la mia schiava, l’ho capito fin dall’inizio". È la frase che una delle vittime dell’infettivologo Marco D’Annunzio - finito agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di sei giovanissime pazienti - si sarebbe sentita rivolgere lo scorso 26 febbraio, mentre il medico la costringeva a subire un rapporto sessuale nella sua casa. L’uomo era riuscito a farsi ricevere a domicilio, secondo il racconto della giovane, con la scusa di offrire una consulenza gratuita dopo che la ragazza, "priva delle disponibilità economiche necessarie per far fronte a una visita specialistica privata", per una ferita ai genitali si era rivolta all’Ambulatorio Malattie a trasmissione sessuale (Mts) dell’Ats. L’ultimo servizio di erogazione diretta di cure rimasto in capo all’Agenzia di tutela della salute dopo la riforma del 2015, e anch’esso destinato a passare prossimamente a un’Asst, cioè un ospedale.

Siamo in viale Jenner, in uno dei rari angoli rimasti in attività nel perimetro dell’ex ospedale degli Infettivi Bassi, appena battezzato per diventare Casa con Ospedale di comunità, ma intanto abbandonato e in rovina dal 1979. Nello stesso anno nasceva l’infettivologo che a un’altra ragazza visitata in quell’ambulatorio un po’ remoto avrebbe proposto "un ripasso approfondito di tutto lo scibile sul sesso", sollecitandola a inviare foto delle proprie parti intime. Gli abusi, avvenuti in un caso anche mentre l’ambulatorio era chiuso, scorrendo le dettagliate denunce delle vittime seguivano quasi sempre lo stesso copione. "Questo tipo di violenza si caratterizza per il suo aspetto subdolo – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari disposta dal gip Giulio Fanales - derivante dalla condizione della paziente la quale difficilmente riesce con celerità a distinguere nettamente ciò che rientra all’interno della pratica medico-sanitaria e ciò che, di contro, esula".

Sfruttando il suo ruolo di medico, D’Annunzio conquistava la fiducia delle pazienti "in una situazione d’inquietudine legata alla personale condizione di salute", per poi passare dai palpeggiamenti alle frasi oscene, dalle richieste di dettagli sulle abitudini sessuali alle violenze. Giovani intimorite "dall’atteggiamento invadente e poco professionale del medico" che non riuscivano a opporsi e avevano "paura" a denunciare, temendo "di non essere" credute. Soggiogate "dal timore reverenziale derivante dalla figura professionale del D’Annunzio". Alcune ragazze, sotto choc, si erano confidate con le amiche, raccontando le pratiche di quello che fra gruppi di giovani era già noto come "il medico porco". Una, dopo aver subito gli approcci del 42enne, era anche fuggita dal centro in bicicletta "pedalando a più non posso".

In sei - cinque pazienti e una lavoratrice - hanno trovato infine il coraggio di presentarsi in Procura e denunciare, consentendo al procuratore aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo di avviare a dicembre dell’anno scorso le indagini della polizia sfociate nell’arresto dell’uomo per "il grave pericolo che tali episodi siano destinati a ripetersi ogniqualvolta l’indagato si trovi di fronte ad una paziente di sesso femminile". Ora l’indagine potrebbe allargarsi ad altri casi. Oltre alle vittime, sono stati ascoltati in Procura colleghi del medico e i responsabili dell’ambulatorio, uno dei punti di riferimento anche per il test dell’Hiv. Dove era anche partita un’indagine interna, a seguito di una segnalazione anonima su "condotte inappropriate" dell’infettivologo, che tuttavia ha potuto continuare a lavorare finché le prime perquisizioni con sequestri di documenti negli uffici non hanno consentito all’Ats, nelle scorse settimane, di sospenderlo e avviare un procedimento disciplinare.

La vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti garantisce "tutta la collaborazione. Ho grande fiducia nella magistratura e mi auguro che venga chiarito tutto nel minor tempo possibile, nell’interesse di tutti coloro che sono toccati da questa vicenda. Se dovesse essere confermata sarebbe un grande dolore: sono azioni che è difficile pensare possano essere compiute, in particolare da un medico nei confronti dei propri pazienti".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro