Milano, i medici vanno all’estero: "Qui ci sono poche prospettive"

Oltre il confine possibilità di carriera, stipendi più alti e occasioni per giovani professionisti.

Due studentesse milanesi che hanno partecipato alla selezione per lavorare in Svezia

Due studentesse milanesi che hanno partecipato alla selezione per lavorare in Svezia

Milano, 30 novembre 2018 - Oltre il confine possibilità di carriera, stipendi più alti e occasioni per giovani professionisti. In Italia un mercato del lavoro stagnante, anche per i medici che finiscono per fuggire all’estero. Ai camici bianchi espatriati si aggiunge l’esercito degli aspiranti medici che vanno a studiare in Paesi stranieri, tagliati fuori da selezioni per le facoltà di Medicina e Odontoiatria italiane che nel 2018 hanno visto oltre 67mila candidati per poco più di 9.700 posti disponibili. «Secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri i medici iscritti all’albo e in possesso di laurea conseguita all’estero sono più di tremila. E la tendenza oltre che in aumento, è trasversale a molte altre discipline», sottolinea Medicor Tutor, società che accompagna gli studenti preparandoli a una carriera universitaria in medicina con prospettive internazionali. Un esodo di camici bianchi che si aggiunge a quello degli infermieri attirati dalle migliori condizioni di lavoro offerte da ospedali in Svizzera e in Paesi del Nord Europa. Sfuggono al blocco delle assunzioni nella sanità.

Secondo una stima del segretario della Cisl Milano e Lombardia Ciro Capuano, solo negli ospedali di Milano e hinterland mancano oltre 550 infermieri, che raggiungono quota quattromila in tutta la regione. Chi va in pensione non viene rimpiazzato, e il personale rimasto copre i “buchi” con straordinari quasi quotidiani. «Sono sempre di più i ragazzi che, determinati a realizzare il proprio sogno, decidono di guardare all’estero», ricorda Medicor Tutor. Sul tavolo retribuzioni più alte del 40% rispetto ai colleghi italiani. Nel 2013, i laureati emigranti erano 19 mila, mentre nel 2016 sono diventati 35 mila, tra i 25 e i 39 anni. C’è chi parte per proseguire il percorso formativo, chi per agganciare un’opportunità di carriera, chi perché allettato da un’alta retribuzione. Come certifica la società di ricerca Willis Towers Watson, infatti, un laureato magistrale in Italia guadagna circa 4.700 euro l’anno lordi in meno rispetto a un suo coetaneo con lo stesso titolo di studio in Germania, Francia, Olanda o Regno Unito. E anche l’Europa Centrale sta diventando sempre più attrattiva. Nella Charles University di Praga - dove Albert Einstein salì in cattedra per lezioni sulla meccanica, sulla fisica molecolare e sulla termodinamica - 80 studenti italiani frequentano Medicina e 15 Odontoiatria. Tanti stanno già studiando per prepararsi ai test di ingresso, che si terranno il prossimo 27 aprile a Milano. 

 

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