Mazzini, modello anti-dispersione

L’istituto professionale di Cinisello visitato dal presidente della Commissione cultura del Senato Nencini

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di Rosario Palazzolo

L’istituto professionale Mazzini modello da esportare, anche per la sua lotta contro la dispersione scolastica che è divenuto uno dei mali di quest’epoca di pandemia e di restrizioni. Per questo ieri mattina il senatore Riccardo Nencini, presidente della Commissione cultura del Senato, ha voluto compiere una visita nell’istituto della Fondazione Mazzini per confrontarsi con docenti e dirigenti sui temi della formazione professionale.

"Gli amici del Partito Socialista di Cinisello, da sempre appassionati sostenitori di questo istituto professionale, mi hanno invitato per conoscere da vicino una realtà di formazione che si dimostra moderna e dinamica, ma soprattutto in grado di far fronte alle emergenze di questi tempi", ha detto Nencini. Arrivato a metà mattina, si è lasciato guidare dal presidente della Fondazione Marcello Mariani, visitando una per una le classi in cui circa 800 studenti sono impegnati in corsi professionali nei settori meccanica, estetica, elettricista e ristorazione.

"Nel corso degli anni questa scuola si è trasformata in una accademia dei mestieri – ha spiegato il presidente Mariani –, dove la formazione è finalizzata a offrire le migliori opportunità di successo professionale agli studenti. Oggi operiamo in partnership con circa 900 imprese del territorio, dove i ragazzi possono compiere il tirocinio e spesso trovano il loro primo lavoro".

Nencini si è poi intrattenuto con il direttore Pierangelo Gervasoni e il professor Omar Bernardi per approfondire il tema della dispersione scolastica, accelerata nel corso degli ultimi due anni a causa dei continui start e stop imposti dalla pandemia.

"Attualmente ci troviamo a fare i conti con un tasso di dispersione che supera il 10 per cento – ha spiegato il direttore –: ciò ci ha imposto una riflessione profonda su come affrontare un fenomeno che non riguarda solo la scuola, ma la società intera".

Da settembre è iniziato un programma che, ha spiegato il professor Giorgio Floridi, "punta innanzitutto al recupero umano e poi didattico dei giovani". Floridi nei mesi seguiti il primo lockdown aveva realizzato il libro “Ciao prof, ti scrivo dalla quarantena“ insieme ai suoi allievi per affrontare i temi della distanza da scuola. "Stiamo lavorando con circa 60 allievi divisi in classi più informali – ha spiegato Bernardi –. Un lavoro che comincia sul territorio, per andare a cercare i ragazzi e riportarli in aula. La didattica viene solamente in un secondo momento e in modo progressivo. Perché il nostro primo obiettivo è recuperare un rapporto con loro. L’obiettivo finale è che possano reinnamorarsi della scuola e dare un obiettivo professionale alla loro vita, magari cominciando gli stage nel mondo del lavoro".

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