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Maturità ai tempi del Covid, preside del Berchet: "Da noi nulla è stato regalato"

Le lodi al classico Berchet sono state quest’anno 5 su 98 diplomati (il 5%). Di più i 100, 11 (11%), nel liceo di via della Commenda. L’anno scorso ci fu un 100 e lode in più, 6, e un cento in meno, 10, ma i diplomati furono 153. Giusto fare un confronto fra la maturità stravolta del Covid e quella "normale" dell’anno scorso? Scuote la testa Domenico Guglielmo, preside di uno dei licei più storici della città. Quest’anno nei classici di Milano città, secondo i dati non ancora definitivi del Miur, il 5,2% dei diplomati ha ottenuto la lode mentre i “centenari” sono stati il 15,5%, contro valori al 3,5% e all’8,6% dell’anno scorso.

Preside, le commissioni sono state più generose nel 2020?

"Non credo sia statisticamente significativo fare un paragone fra due esami di stato profondamente diversi. La maturità di quest’anno costituisce, a mio giudizio, storia a sé. Non ci sono stati criteri di ammissione. La commissione, a parte il presidente, era composta da professori interni. Non ci sono stati scritti ma solo l’orale. E inoltre i risultati dei candidati esterni non sono contemplati al momento perché faranno l’esame a settembre".

È stata una maturità seria?

"Ma certo. Tanto più che sono emerse le modalità di svolgimento soltanto all’ultimo. I ragazzi hanno svolto una prova diversa rispetto a quella che s’immaginavano di fare a settembre e dopo un periodo impegnativo da un punto di vista emotivo. Le lodi sono meritatissime: per ottenerle gli studenti hanno dovuto registrare il massimo dei crediti nel triennio".

Sarebbe stato meglio con la modalità in remoto?

"Credo che le linee guida abbiano consentito di fare una maturità dal vero ma anche in sicurezza. Per gli studenti l’“esserci” ha coinciso con un rito di passaggio più autentico. Tutti ci auguriamo comunque che l’anno prossimo si ritorni al “vecchio“ esame".

A.L.