Matteo Messina Denaro arrestato, fu tra i mandanti della strage di via Palestro a Milano

Il superboss della mafia catturato oggi a Palermo. Nel luglio del 1993 organizzò l'attentato davanti al Padiglione d'arte contemporanea costato la vita a 5 persone

Milano, 16 gennaio 2023 - Il superboss della mafia Matteo Messina Denaro è stato arrestato oggi, lunedì 16 gennaio 2023, a Palermo dopo una latitanza lunga 30 anni. Il capo di Cosa Nostra, soprannominato Diabolik e u Siccu, è legato a doppio filo anche a una delle pagine più tragiche della storia di Milano: la strage di via Palestro. Era la sera del 27 luglio 1993 quando l'esplosione di un'autobomba davanti al Padiglione di arte contemporanea provocò la morte di cinque persone e il ferimento di altre dodici.

Matteo Messina Denaro nel furgone dopo l'arresto
Matteo Messina Denaro nel furgone dopo l'arresto

Matteo Messina Denaro latitante dal 1993

Figlio di Francesco, vecchio capomafia di Castelvetrano (Trapani), storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denato era latitante dall'estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell'epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l'inizio della sua vita da Primula Rossa. "Sentirai parlare di me - le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue - mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità".

Gli attentati

Il capomafia trapanese è stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell'acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del '93 appunto a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era in pratica l'ultimo boss mafioso di prima grandezza ancora ricercato.

Tra i mandanti della strage di via Palestro

Per quanto riguarda la strage di via Palestro, il boss mafioso è considerato tra i mandanti dell'attentato insieme a Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Giuseppe Ferro e Francesco Tagliavia.

La bomba del 27 luglio 1993

L'attentato a Milano del 1993
L'attentato a Milano del 1993

La sera del 27 luglio 1993 l'agente di polizia locale Alessandro Ferrari notò la presenza di una Fiat Uno - risultata poi rubata qualche ora prima - parcheggiata in via Palestro proprio davanti al Padiglione di arte contemporanea, da cui fuoriusciva fumo. A quel punto l'agente richieste l'intervento dei vigili del fuoco, che scoprirono la presenza di un ordigno all'interno della vettura. Impossibile intervenire per disinnescare la bomba: qualche istante dopo la scoperta, infatti, l'auto esplose uccidendo l'agente Alessandro Ferrari e i pompieri Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno. Perse la vita anche l'immigrato marocchino Moussafir Driss, raggiunto da un pezzo di lamiera mentre dormiva su una panchinaL'onda d'urto dell'esplosione frantumò i vetri delle abitazioni circostanti, danneggiando anche la vicina Galleria d'arte moderna e provocando il crollo del muro esterno del Padiglione d'arte contemporanea.

Gli esecutori materiali dell'attentato a Milano

Negli anni successivi, le indagini hanno poi permesso di identificare - grazie anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia - gli esecutori materiali della strage. In particolare Giovanni e Tommaso Formoso, Pietro Carra, Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Antonino Mangano, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Salvatore Grigoli e Cosimo D'Amato.

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