FRANCESCO PELLEGATTA
Cronaca

Malpensa-Vigevano, è tutto da rifare

Il ministro De Micheli sconfessa il progetto Anas e promette: "Ne elaboreremo un altro dal migliore impatto ambientale"

di Francesco Pellegatta

"Il progetto precedente per la Malpensa-Vigevano non è bloccato, semplicemente non si farà. Stiamo lavorando ad un altro progetto che peraltro potrebbe essere pronto abbastanza velocemente, verso la fine dell’anno". Lo ha dichiarato il ministro dei Trasporti Paola De Micheli (sponda Partito Democratico), a margine di un incontro tenuto ieri al Politecnico di Milano. Di fatto il ministro ha confermato quanto i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle avevano anticipato alcuni mesi fa, durante una conferenza stampa tenuta ad Albairate: "Alla De Micheli quel progetto non piace".

Ora, però, lo stop alla vecchia superstrada – peraltro già fermata dal Tar dopo le incomprensioni tra dicasteri – è arrivato direttamente dalla bocca del ministro, che ha aggiunto: "Non appena avremo elaborato un progetto che avrà un impatto migliore e più risolutivo in termini di collegamento lo presenteremo agli enti locali coinvolti per avviare una discussione operativa sulla nostra impostazione". Enti locali coinvolti, cioè i Comuni del territorio, compresi quelli che si sono sempre battuti per realizzare il vecchio piano di Anas. Parliamo di Vigevano, Ozzero, Abbiategrasso, Robecco sul Naviglio e Magenta. Con il caso particolare rappresentato da Boffalora. Ora si dovrà attendere per conoscere qualche dettaglio in più su questo nuovo progetto, ma stando a quanto ha dichiarato De Micheli qualcosa si può già intuire.

È probabile, infatti, che procederà sulla falsa riga di quanto studiato in passato dalla Città Metropolitana di Milano. Dunque riqualificazione dell’esistente e circonvallazioni nei punti critici, come Robecco sul Naviglio e Abbiategrasso. Questa è solo l’ultima spallata a sindaci e comitato che da anni chiedono la realizzazione dell’opera (l’ultima missiva è stata inviata al ministero qualche giorno fa).

Alla fine del mese di gennaio, infatti, era arrivato il pronunciamento del Tar che aveva annullato la delibera Cipe con il finanziamento da 220 milioni di euro. Seguito, nei mesi successivi, dal maldestro tentativo di riavviare la procedura di esproprio dei terreni, prima di sospendere il tutto in attesa di nuove direttive ministeriali. Direttive che, evidentemente, erano già nell’aria ben prima dell’estate.