Le maestre "bulle" di Pavia si vendicano ma la Procura chiede l’archiviazione

Le docenti pavesi sospese per aver insultato in chat un loro alunno avevano sporto denuncia contro la mamma del bimbo (loro collega) accusandola di aver violato la loro corrispondenza

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Milano, 24 settembre 2022 -  La vendetta delle tre maestre “bulle“ contro la mamma del bimbo che avevano preso di mira quasi certamente non avrà esiti giudiziari. La Procura ha già chiesto l’archiviazione della denuncia presentata da due di loro, e la sorte della terza appare segnata. Scoperte dalla madre di un loro alunno a deridere il bambino in chat, due docenti erano state poi sospese da scuola per qualche giorno dal provveditore e tutte e tre trasferite all’inizio di questo anno scolastico. È la clamorosa vicenda che ha travolto nei mesi scorsi la scuola primaria Carducci di Pavia. Pirla, pirletta, bambino di merda: tutti “complimenti“ dedicati dalle maestre a un proprio allievo di otto anni, messi per scritto in una chat di WhatsApp.

Un’insegnante aveva anche “postato“ una foto del bimbo seduto al banco ma in castigo. E quando quei messaggi erano stati letti casualmente da un’altra docente, che però era anche la mamma del bambino preso di mira, il caso della maestra che “bullizza“ l’alunno era esploso sui giornali e in tivù.

La donna aveva scoperto gli insulti a suo figlio sedendosi per caso davanti al computer di un’aula dove la chat fra le sue colleghe era rimasta aperta. Si rese conto che per quattro mesi, da novembre a febbraio scorsi, il bambino era stato vittima di pesanti sfottò nelle conversazioni telematiche. La scoperta delle chat aveva sconvolto molte famiglie degli alunni della scuola, che poi però avrebbero preso posizione a difesa delle maestre coinvolte. Intanto la maestra mamma aveva denunciato le colleghe, ma la procura di Pavia chiese quasi subito l’archiviazione per i possibili maltrattamenti, abuso di mezzi di correzione o diffamazione.

Così scattò la reazione delle tre maestre “bulle“, che a loro volta in sequenza denunciarono la collega mamma del bimbo, accusandola di aver abusivamente letto la loro corrispondenza sul computer della scuola.

Inchiesta parallela , questa, finita alla procura di Milano competente a livello distrettuale per i reati informatici, e che ha visto indagata proprio la mamma. Ora però si avvicina anche per lei la possibile archiviazione poiché, in estrema sintesi, non avrebbe fatto nulla per violare la corrispondenza delle sue colleghe “bulle“, poiché la chat su Whatsapp era stata dimenticata aperta proprio da una di loro ed era visibile dal pc della scuola.

Per inciso, comunque, per ordine del provveditorato pure la mamma-maestra ha dovuto lasciare la scuola dove insegnava e dove è rimasto, alla fine, solo il bambino preso di mira dalle docenti. Nella richiesta di archiviazione avanzata dal pm pavese per le maestre “bulle“, il magistrato ammette comunque che gli accertamenti hanno fatto emergere "una incapacità professionale delle indagate, in quanto talvolta prive delle doti di sensibilità e umanità necessarie per supportare le esigenze degli alunni a loro affidati".

 

mail : mario.consani@ilgiorno.net

 

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