GIULIA BONEZZI
Cronaca

Covid, allarme rosso contagi. Per la Lombardia il 2022 comincia col giallo

Superate le soglie per il passaggio di zona da lunedì. I medici di base annunciano una "task force tamponi"

Lombardia in zona gialla

Lombardia in zona gialla

Milano - L’ufficialità arriverà oggi col monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute, ma già ieri era abbastanza scontato che la Lombardia inizi il 2022 in zona gialla da lunedì. E questa mattina il governatore Fontana lo ha confermato. Da lunedì si cambia. Stessa sorte attende Lazio, Piemonte e Sicilia che andranno ad aggiungersi in giallo a  Friuli Venezia Giulia, Liguria, province autonome di Bolzano e Trento, Veneto, Marche e Calabria.

La quarta ondata carburata a varianti Delta e Omicron, che ieri ha fatto sballare di nuovo il pallottoliere con 39.152 nuovi positivi al coronavirus scoperti con 229.059 tamponi in ventiquattr’ore in Lombardia (in Italia erano 126.888), 15.287 nel Milanese e 5.862 in città, oltre a polverizzare la soglia d’incidenza ha riportato gli ospedali sopra i limiti della zona bianca: ieri i ricoverati per Covid nei reparti (1.831, invariati dal giorno prima) e in terapia intensiva (204, in aumento di 13) occupavano il 17,5% dei 10.457 letti di Medicina, Infettivologia e Pneumologia e il 13,3% dei 1.530 posti di rianimazione, superando in contemporanea le asticelle rispettive del 15 e del 10%.

Nella vita quotidiana dei lombardi, con le nuove regole urbi et orbi imposte in più tranche per le feste, la zona gialla cambia poco (persino l’obbligo d’indossare la mascherina all’aperto era già in vigore), e il confronto col bollettino del 30 dicembre 2020 conferma l’abisso tra la pandemia con o senza vaccini: un anno fa, con la seconda ondata in ritirata (in Lombardia quel mercoledì si registrarono 1.673 contagiati con 23.878 tamponi), gli ospedali che avevano quasi raggiunto il plateau sul quale sarebbero rimasti fino alla terza ondata contavano 481 ricoverati per Covid in rianimazione e 3.617 nei reparti. Il doppio, o più, di adesso. Ma a molti addetti ai lavori non sfugge un altro “giallo“: l’incognita sull’impennata di contagi senza precedenti che dovrebbe iniziare a impattare dalla prossima settimana sul sistema sanitario. E i letti occupati in terapia intensiva sono già solo 59 meno dei 263 ai quali la Regione ha fissato la linea per riaprire l’ospedale in Fiera.

Il Welfare continua a lavorare per alleggerire gli ospedali da malati che non ne avrebbero bisogno: oltre ai 12 milioni stanziati l’altro ieri per aprire 800 posti tra degenze sub-acute e di comunità, prorogare e ampliare l’offerta dei Covid hotel, mercoledì è partita una circolare che richiama regole e raccomandazioni per strutture come le Rsa, ricordando che gli ospiti positivi con zero o pochi sintomi possono esser trasferiti solo in "singoli casi motivati", sempre attraverso la centrale unica Priamo e preferibilmente in strutture per sub-acuti, e possono rientrare in Rsa "anche col tampone ancora positivo", sempre che questa sia "in grado di garantire la dovuta assistenza clinica e le necessarie misure" d’isolamento e sicurezza. Il consigliere regionale di +Europa Michele Usuelli aveva denunciato che "le Rsa spediscono in pronto soccorso i pazienti positivi asintomatici, col rischio di sovraccaricare ulteriormente il sistema".

Il grande fronte aperto intanto è quello dei tamponi: dopo giorni di tensione tra le autorità sanitarie e i sindacati dei medici di base (che tra Milano e Lodi, in duemila, fino alla scorsa settimana non assicuravano una media superiore ai 60 test rapidi complessivi al giorno ai propri pazienti), la Fimmg annuncia di star mettendo insieme "una task force" pronta a tamponare in "strutture messe a disposizione dagli enti locali", per alleggerire il carico dei centri gestiti dagli ospedali in cui i test sono diventati imprenotabili "causa overbooking", spiega Anna Pozzi, segretaria milanese della sigla dei mutualisti che ha raccolto l’appello del direttore dell’Ats Walter Bergamaschi. "Penso che una trentina di medici sarà disponibile, poi aumenteremo: molti colleghi sono in ferie, io sono rientrata - aggiunge Pozzi -. Vogliamo dare il nostro contributo, riteniamo sia doveroso". Lunedì ci sarà un incontro tra Direzione Welfare, Ats e Fimmg per organizzarsi, annuncia la vicepresidente della Regione Letizia Moratti, plaudendo all’iniziativa dei mutualisti metropolitani e a tutto il personale, i militari e i volontari impegnati nel testing: "È anche grazie al lavoro di squadra che riusciremo a fronteggiare questa ennesima emergenza, riducendo il più possibile i disagi per i cittadini".

La Regione ha stanziato 15 milioni perché le Ats possano incrementare i tamponi fuori dal perimetro attualmente garantito da strutture pubbliche e private a contratto. Il consigliere del Pd Pietro Bussolati le chiede di rimborsare le "migliaia di cittadini costretti a pagare il tampone" che spetterebbe loro gratuitamente in quanto sintomatici, guariti o quarantenati e d’"imporre un prezzo fisso sui molecolari che valga per tutte le strutture". Inclusi i laboratori ai quali, a differenza delle farmacie, è stato sinora permesso a livello nazionale di non aderire al calmiere dei test rapidi del protocollo Figliuolo, e dove un antigenico "arriva a costare anche 50 euro".

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