
Cinque indagati e un’ipotesi ancora da verificare, legata alla presunta esistenza di una loggia segreta chiamata Ungheria della quale ha parlato l’avvocato Piero Amara. Ne avrebbero fatto parte - secondo le sue dichiarazioni - figure istituzionali e diversi magistrati e avrebbe condizionato diverse nomine e incarichi. Denis Verdini e Luigi Bisignani gli ultimi nomi emersi che si aggiungono a quelli dello stesso Amara, di un suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e del suo ex socio Giuseppe Calafiore. Violazione della legge Anselmi, che proibisce le associazioni segrete, il reato ipotizzato. Bisignani è stato sentito ieri a Perugia da magistrati e guardia di finanza. Davanti agli inquirenti avrebbe negato l’esistenza della Loggia. Nei prossimi giorni sarà ascoltato Verdini, ora agli arresti domiciliari dopo che è diventata definitiva la condanna a sei anni di reclusione per il processo sul crac del Credito cooperativo fiorentino. Interrogatori decisi dopo episodi specifici citati da Amara e per verificare la fondatezza delle sue affermazioni. È per questo che gli inquirenti hanno deciso di procedere a sentire Bisignani e Verdini con le garanzie difensive. L’inchiesta sulla loggia Ungheria è partita dopo le dichiarazioni di Amara, ora in carcere per altre vicende, alla procura di Milano. Verbali riempiti nel 2019 nelle indagini sul falso complotto per depistare le indagini sul blocco petrolifero Opl245 e la presunta corruzione in Nigeria da parte dell’Eni, processo chiuso con l’assoluzione degli imputati. Le dichiarazioni hanno scatenato un polverone sul Csm e rivelato un contrasto all’interno della procura di Milano. Essendo state chiamate in causa da Amara anche toghe in servizio a Roma il fascicolo è finito per competenza alla Procura di Perugia dove gli inquirenti cercano di ricostruire i rapporti tra le persone indicate da Amara alla ricerca di elementi che avvalorino o smentiscano le affermazioni del legale. E il 29 settembre c’è stato un vertice di coordinamento tra le procure di Perugia e di Milano.
Intanto, emergono nuove indiscrezioni sui verbali degli interrogatori dei magistrati milanesi indagati a Brescia. "Questa indagine deve rimanere ferma due anni": è quel che il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale, tramite la collega, pure lei aggiunto, Laura Pedio, avrebbe fatto sapere al pm Paolo Storari, riferendosi al caso dei verbali di Amara sulla loggia Ungheria, resi nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto ‘falso complotto Enì. Le parole che avrebbe pronunciato De Pasquale vengono a galla nell’interrogatorio del 15 settembre di Pedio davanti al Procuratore capo Francesco Prete e al pm Donato Greco, titolari delle inchieste sui colleghi milanesi.